Si sa, i gusti del pubblico sono mutevoli. Inoltre le piattaforme che rendono disponibili in qualsiasi momento i film in streaming tolgono ai palinsesti televisivi gran parte del loro appeal. Forse per questo Angel heart – Ascensore per l’inferno (1987) di Alan Parker è uno dei titoli che fino a qualche anno fa godevano di regolari passaggi TV e che adesso sono sfortunatamente un po’ caduti nell’oblio. 

Harry Angel (Mickey Rourke) è un investigatore privato che cerca di sbarcare il lunario tenendosi distante dai casi troppo violenti. Ci riesce fino a quando viene ingaggiato dal misterioso Louis Cyphre (Robert De Niro) per ritrovare Johnny Favorite, ex cantante di successo e reduce di guerra scomparso misteriosamente senza saldare il debito contratto con Cyphre. L’indagine conduce Angel da New York alla Louisiana, seguendo una scia di sangue che lo metterà in contatto con il mondo della magia nera e lo porterà a una scoperta mostruosa.

Tratto dal romanzo Falling Angel del 1978 dello scrittore William Hjortsberg, Angel heart ha tutte le carte in regola per essere considerato un piccolo classico. Una trama avvincente che tiene inchiodato lo spettatore allo schermo, scene d’azione spettacolari in cui non mancano una buona dose di sesso & droga – come da prassi nel cinema hollywoodiano degli Ottanta – e una solida sceneggiatura con dialoghi credibili e memorabili. Un film di genere che poggia soprattutto sulla solida regia di Alan Parker e sulle diseguali performance delle due star Rourke e De Niro.

Il film sembra girato tra polvere e fumi e le immagini trasudano letteralmente in preda agli effluvi venefici della misteriosa e degradata New York della prima parte e al caldo torbido del profondo sud della seconda. Tutti gli ambienti trasmettono ambiguità: niente è come appare e perfino le dimensioni spazio-temporali vengono messe in discussione quando un misterioso killer (di cui solo alla fine verrà svelata l’identità) sembra essere sempre al corrente e anticipare le mosse dell’investigatore. Dopo i successi di Fuga di mezzanotte (1978), Saranno famosi (1980) e Pink Floyd – The Wall (1982), Parker si conferma cineasta in grado di abbinare una sicura competenza tecnica (che in questo caso trae la propria forza espressiva dagli eccessi) alla capacità di adattarsi a qualsiasi contesto. Una tendenza che confermerà anche l’anno successivo con un’altra storia ambientata nel profondo sud americano, il fortunato Mississippi burning.

Il buon Mickey Rourke fornisce un’interpretazione di ottimo livello che ribadisce, a distanza di quasi quarant’anni, come si meritasse lo status di star di primissimo piano indipendentemente dallo scandalo mondiale del precedente 9 settimane e ½ (1986). Gli Ottanta sono senz’altro la decade d’oro dell’attore newyorchese, inaugurata dal ruolo in Brivido caldo (1980) e conclusa con quel Orchidea selvaggia (1989) che in qualche modo fu la sua sfortuna – passando attraverso successi come Rusty il selvaggio (1983), L’anno del dragone (1985, a mio avviso la sua performance migliore) e, appunto, Angel heart. C’è chi considera il ruolo del detective disilluso e dal passato oscuro il più riuscito della carriera di Rourke: certamente l’attore contribuisce in modo determinante a dare spessore alla sceneggiatura, animando con grande libertà d’azione concessagli dal regista un personaggio che sembra uscito dalla penna di Chandler.

Antagonista d’eccezione, un mostro sacro come Robert De Niro (che nel 1987 sembrava specializzato a vestire i panni del cattivo, interpretando Al Capone per De Palma ne Gli intoccabili). La sua caratterizzazione del misterioso (e terrificante, si scoprirà nel finale!) committente di Angel – per il quale in un primo momento era stato contattato Marlon Brando – è elegante e barocca quanto basta per lasciare il segno, nonostante Bob appaia in circa 15 minuti complessivi.

Menzione speciale per Lisa Bonet, a quell’epoca nota soprattutto per il ruolo di Denise nella fortunata serie I Robinson. Le sue scene di sesso con Mickey Rourke crearono non pochi problemi alla sua carriera di volto televisivo noto al grande pubblico e al film, all’inizio bollato con la temutissima X riservata alle pellicole di contenuto pornografico. La censura venne resa più mite tagliando alcune scene eAngel heart potè infine uscire nelle sale statunitensi vietato ai minori di 17 anni. Tuttavia l’accoglienza della critica fu forse condizionata dalla vicenda e il film venne giudicato tiepidamente, in contrasto con buoni incassi al botteghino.

Col passare degli anni, la natura a metà tra horror e thriller ha contribuito a una riabilitazione di Angel heart, un grande esercizio di stile di Parker e di tutti i suoi attori.

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