All’inizio degli anni ’80, Brian De Palma era un regista di successo dopo l’ottima accoglienza ricevuta per Carrie – Lo sguardo di Satana (Carrie, 1976), Fury (1978) e Vestito per uccidere (Dressed to kill,1980). De Palma decide quindi di muovere un passo ulteriore nella sua carriera approfittando della libertà di movimento che la celebrità porta sempre con sé e si concentra su una sceneggiatura firmata da lui stesso e che parte da un’idea nata durante il mixaggio sonoro di Vestito per uccidere. Nasce così Blow Out (1981).

La storia segue Jack Terry (John Travolta), un ex-poliziotto impiegato come registratore del suono per film di scarsa qualità. Una notte, mentre spera di registrare con la sua sofisticata apparecchiatura alcuni suoni per il suo prossimo lavoro, è testimone di un incidente stradale. In concomitanza con un forte rumore, un  veicolo devia dalla sua traiettoria e finisce direttamente nel fiume. Terry è pronto a tuffarsi nel tentativo disperato di salvare le vittime ma riesce a soccorrere solo la bionda Sally (Nancy Allen, a quei tempi moglie del regista).  

Nell’ospedale dove trasporta la donna, Jack scopre che l’autista deceduto era un governatore nonché candidato con grosse chance di vittoria alle ormai prossime elezioni presidenziali. Un uomo dell’entourage gli chiede di non rivelare la presenza di Sally sul luogo dell’incidente, per evitare – così dice – una macchia sulla memoria del governatore. Riascoltando le sue registrazioni Jack però capisce che il rumore sordo era in realtà uno sparo: l’incidente si trasforma in un assassinio e Jack fa di tutto per ritrovarne l’autore, coinvolgendo Sally nella sua indagine. Il gioco diventa pericoloso perché gli autori dell’attentato hanno aderenze potenti e al loro soldo un killer psicopatico…

De Palma gira un film alla Hitchcock, strizzando l’occhio all’Antonioni di Blow-Up da cui mutua lo spunto: se per Antonioni l’immagine offre tutte le risposte alle inquietudini del fotografo di moda che, in una foto, crede di individuare un omicidio, nella versione di De Palma tutto è incentrato sul suono. Rivisto oggi (è disponibile su Amazon Prime Video), il valore di Blow Out è ancora intatto: oltre a risultare una sintesi nella sostanza e nella forma di tutto il cinema del regista, dalle sue inquietudini alle ossessioni, è forse il suo film più personale ed esteticamente audace. Inoltre Blow Out è un grande atto d’amore verso la settima arte (non stupisce quindi la riabilitazione del film ad opera di Quentin Tarantino, che lo colloca tra i suoi preferiti) che offre allo spettatore una tra le più belle lezioni di cinema durante una scena da antologia che mostra John Travolta tecnico d’eccezione “realizzare” un film e dare vita alle immagini, per svelare l’illusione.

Blow Out però non si ferma a questo meraviglioso esercizio stilistico sotto forma di “spiegazione del testo”. Ritroviamo i temi cari a De Palma – complotto politico, senso di colpa, paranoia e finzione – che ha sempre utilizzato nei suoi thriller, genere in cui eccelle. A ciò si aggiunga che il film si presenta come il più cinico e pessimista del suo autore: dopo aver capito cosa sta succedendo, Jack cerca di scoprire la verità, ma nessuno lo ascolta. Determinato, metterà quindi in pericolo la vita della donna che ama (e che aveva precedentemente salvato) per dimostrare di avere ragione, ad ogni costo. Il fallimento sarà totale: la verità resta sepolta e Sally muore. Jack ha perso tutto.

Impossibile non soffermarsi sul finale, di una bellezza mozzafiato, che suggella in modo terribile e disperato il tragico destino dei personaggi. Del dramma consumatosi davanti ai nostri occhi non resta che un semplice effetto sonoro in un film horror di second’ordine che diventa, per De Palma, una sorta di metafora dell’intera esperienza del protagonista. Questo grido che risuona e si perde in B-movie senza senso, le lacrime di John Travolta e la musica di Pino Donaggio (anche qui l’indiretto omaggio di Tarantino, che la ripescherà per il suo Grindhouse) sono gli elementi di un finale memorabile, uno dei più potenti dell’intera filmografia del cineasta. Così oscuro ed estremo da sembrare quasi un’anomalia, poiché condanna il suo eroe e lascia allo spettatore un profumo di monumentale fallimento

Blow Out doveva essere all’inizio un progetto dal basso budget ma l’ingaggio di John Travolta cambiò le cose. L’attore aveva già debuttato con De Palma in Carrie ma da allora era esploso con due film che avevano sbancato il botteghino come  La febbre del sabato sera (1977) e Grease (1978). Il piccolo film divenne così un importante progetto dal valore di 9 milioni di dollari, un budget già cospicuo all’epoca. Quando uscì negli Stati Uniti nel luglio 1981, il panorama politico stava cercando di riprendersi dallo scandalo Watergate (1974) e di assestarsi dopo la fine della guerra del Vietnam (1975). Il cinema di Hollywood vide la comparsa di numerosi thriller paranoici con tanto di teorie complottiste sullo sfondo. La presenza di Travolta sembrava legittimare agli occhi di pubblico e critica l’attesa di un film convenzionale, chiamandoli invece a fare i conti con uno specchio inquietante del loro tempo che si conclude con un finale particolarmente oscuro – e tuttavia sorprendente. L’accoglienza è gelida. Molti non perdonano a Brian De Palma la sua fine disincantata. Blow Out fu un flop al botteghino e danneggiò notevolmente la carriera di John Travolta (De Palma voltò subito pagina alla grande con l’enorme successo di Scarface, 1983) che per molto tempo non riuscì più a trovare ruoli così complessi. Un peccato, perché raramente l’attore è stato così bravo!

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