In un hotel a San Francisco Janet Stewart deve ritrovare suo marito Paul, tenente dell’esercito americano, che non vede da quattro anni e che per un certo periodo è stato considerato morto durante la Seconda Guerra Mondiale. Sofferente di insonnia, vittima di un sogno traumatico, la donna è anche testimone involontaria di un omicidio commesso in una stanza attigua. Infatti il famoso psichiatra Richard Cross (Vincent Price) ha appena ucciso sua moglie Margaret, che lo accusava della sua relazione con la sua caposala, Elaine Jordan. Janet, già indebolita dalla sua situazione personale, cade in uno stato catalettico in cui suo marito la troverà il giorno dopo, al suo arrivo. Il dottor Cross, chiamato al suo capezzale, si offre di curarla nella sua clinica…

Alfred L. Werker, regista abbastanza oscuro, era specializzato in B-movie che ha diretto con generosità dagli anni ’30 agli anni ’50 (forse Le avventure di Sherlock Holmes del 1939 il suo miglior film). Shock non si discosta molto dai codici del genere, anche se la sceneggiatura avrebbe potuto magistralmente ispirare un film più ambizioso e un regista più talentuoso (personalmente la ritengo adatta a Hitchcock). Sono molti gli elementi che fanno pienamente rientrare Shock nella categoria dei B-movie, a partire dagli attori di contorno per la maggior parte dotati di scarso talento e da inverosimiglianze abbastanza marcate: il dottor Cross uccide la  moglie in una stanza d’albergo e ovviamente nessuno ha visto la povera vittima, non contento in seguito affida a trasportatori il corpo rinchiuso in un baule per farselo “consegnare” alla sua casa di campagna…davvero una sfortuna per lui venire sorpreso dal risveglio improvviso di Janet!

Eppure ci sono almeno un paio di elementi che rendono degni di nota i settanta minuti di questo film. Innanzitutto Vincent Price, attore dal talento indiscusso (che “piazza” Shock nello stesso anno de Il castello di Dragonwick di Mankiewicz), viene qui utilizzato in un ruolo molto più ricco di quanto il film avrebbe dovuto offrirgli. Il suo personaggio di psichiatra omicida è davvero piuttosto complesso. Assassino senza premeditazione della moglie che lo ha minacciato di rivelare pubblicamente la sua relazione con la segretaria, organizza la sua innocenza solo sotto la pressione dell’amante ma non si scrolla di dosso un rimorso persistente: Elaine meritava questo crimine? Lui si pone la domanda ma lei poi sa convincerlo a eliminare anche Janet che potrebbe rovinarli attraverso la sua testimonianza. Preso in una spirale che lo travolge, rifiuta in uno scatto finale di commettere questo nuovo delitto e con rabbia strangola l’amante che lo ha incitato a commetterlo. Assassino per la seconda volta, risparmia invece la donna che aveva la prova della sua colpevolezza, realizzando una sorta di redenzione nel crimine.

A fargli da adeguata spalla, Lynn Bari interpreta la femme fatale. Volto tra i più noti dell’età d’oro di Hollywood grazie a oltre 100 film recitati, l’attrice conferisce a una sorta di novella lady Macbeth una forza fuori dal comune riuscendo a indirizzare con facilità la volontà dell’amante e, ogni volta che lo prende tra le braccia e gli si avvicina, a ottenere ciò che vuole. Nel 1946, la donna in pericolo e la femme fatale apparivano spesso nei film noir. Una particolarità di Shock tuttavia, e secondo aspetto notevole del film, è quella di presentare contemporaneamente sulla scena entrambi questi caratteri in un triangolo insolito. 

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