Alla fine del 1937 – anno di pubblicazione de La finestra sbarrata – Klaus Mann già da cinque anni viveva nella condizione di esule in giro per l’Europa. Tra le sue imprese letterarie, in cui dimostrava un’instancabile attività, capacità diplomatiche e profonda conoscenza del panorama contemporaneo, aiutò l’amico Fritz Landshoff a creare la collana della casa editrice Querido ad Amsterdam dedicata agli scrittori esuli. Proprio per i tipi di Querido il secondo figlio di Thomas e Katia Mann darà alle stampe il racconto dedicato alla morte del re di Baviera Ludwig II. in un periodo in cui la prospettiva politica e privata doveva apparirgli desolante e in cui i biografi registrano un aumento del consumo di stupefacenti, Mann approfondisce una figura storica che lo attrae: la vicenda del re più famoso della Baviera, di cui lo scrittore conosce la leggenda, i castelli e il rapporto con Wagner fin dall’infanzia trascorsa a Monaco, lo affascina per il suo romanticismo che intreccia una rapida ascesa e una ancora più precipitosa rovina.

Mann descrive gli ultimi giorni di Ludwig e, mentre si trova agli arresti domiciliari nel castello di Berg, gli fa ripercorrere la sua vita. Narrativamente, Mann alterna la prospettiva esterna della trama e il monologo interno di Ludwig: La finestra sbarrata assume così una struttura molto simile a quella di un atto unico teatrale. Solo, nella sua stanza, Ludwig riflette sulla sua riluttanza verso gli sviluppi della modernità, di quel secolo diciottesimo ostile alla grandezza monarchica, sulla perdita dell’amicizia di Richard Wagner e sull’impossibilità di un amore appagante. Solo dall’amata cugina Elisabetta d’Austria, con cui vive un rapporto quasi fraterno, riceve comprensione: a lei, figura altera e dolorosa che giunge al capezzale del sovrano morto, Mann affiderà le pagine conclusive del racconto e l’amara riflessione finale.

Nel saggio Ludwig II, re di Baviera completato poco prima del racconto, Mann descrive il re come un mecenate d’arte popolare tra la sua gente e rovesciato da intrighi politici: glorificato e kitsch. Qui Mann decostruisce questa leggenda, concentrandosi su circostanze biografiche reali e disegnando il suo protagonista senza più alcun interesse politico: ritiratosi dalla vita pubblica, Ludwig vive in solitudine. Del raffinato sovrano e dell’esteta decadente è rimasto poco nello spirito e nel corpo perché il Ludwig del racconto è stanco e malato, oppresso da gretti funzionari di più attenti ai bilanci che all’arte e pronti all’estremo oltraggio inaudito di privare il re della sua libertà.

Non mancano le linee interpretative che tendono a far risaltare gli aspetti più apertamente politici del racconto come se, attraverso le riflessioni e il monologo di Ludwig, Mann suggerisse una sorta di rivoluzione cattolico-monarchica in Baviera come auspicabile via d’uscita dal nazionalsocialismo allora al potere. Secondo questa visione il re di Baviera, in quanto rappresentante dello spirito apolitico tedesco, è catturato da un apparato di potere senza scrupoli: la colpa maggiore del sovrano è quella di adattarsi al suo tempo, ma di aspirare ad un passato “un altro secolo più bello – un Grand Siècle”. Per tutta risposta alla sua volontà di imitare la regalità di Luigi XIV, i carcerieri gli offrono la scelta tra l’adeguarsi e la morte.

A mio avviso Mann si dimostra maggiormente interessato alla connessione tra la vocazione artistica, la sofferenza e la solitudine. Evidentemente lo scrittore si identificava con ciò che contribuiva a isolare il sovrano e a renderlo un reietto all’interno della sua stessa corte: l’omosessualità, innanzitutto, ma anche una sensibilità caratteriale eccessiva che, nel caso del re, ne faceva la vittima designata di profittatori – il grande Richard Wagner, ad esempio – e di politici più abili a manovrare le questioni politiche del tempo (qui il riferimento è a Bismarck e alla Prussia degli odiati Hohenzollern). A rafforzare il parallelismo tra il destino di Ludwig e quello di Klaus Mann anche la tragica fine: come il re di Baviera, anche lo scrittore terminerà i suoi giorni suicida.

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