Uscito nel 1931, Gog è un libro difficilmente classificabile: è una biografia romanzata basata su un diario, ma è anche un saggio vestito da fiction, con incursioni nella fantascienza e nel genere apocalittico.
Per esempio, nel capitolo “Processo agli innocenti” l’idea di sorvegliare e punire gli innocenti prima che commettano il reato cui sono propensi o che progettano di compiere, ha alle spalle Lombroso, ma anticipa di almeno vent’anni il sistema pre-crimine di Philip K. Dick di Minority Report (1956) divenuto film di successo nel 2002; oppure il musicista boliviano che inventa una musica del silenzio (“Musicisti”) richiama il famoso e successivo 4’33” di Cage (1952) costituito da tre movimenti di tacet.
Papini narra la vita di un miliardario americano (Goggings, abbreviato in Gog, per richiamare Gog e Magog di Apocalisse XX, 7) che lo scrittore immagina di incontrare casualmente in un luogo di cura nel quale Gog era finito dopo sette anni di spese folli, di viaggi intorno al mondo, di iniziative megalomani, nei quali e per le quali ha dilapidato buona parte dei suoi immensi capitali nonché della sua salute.
Il capitalista Gog – paradigma del self-made man americano – affida a Papini un brogliaccio che raccoglie testimonianze della sua vita raminga. Quindi, l’autore – immaginario – è lo stesso Gog. I ritratti (spesso caricaturali), i punti di vista e le esperienze dei personaggi incontrati da Gog – personaggi di fantasia e reali, storici (Ford, Gandhi, Einstein, Freud, Lenin, H. G. Wells, G. B. Shaw), diventano il pretesto per una satira indiretta contro le idee dominanti. Esemplare è quello che dice G. B. Shaw che, con apparente paradosso, dichiara: “tutte le chiacchiere sul progresso scientifico sono una spudorata ciarlataneria: finché la scienza non avrà soppresso la morte, non avrà fatto nulla. Cosa m’importa di volare in mezz’ora da Londra a New York se poi un giorno devo essere cacciato sotto una pietra a marcire?”. Paradossi fino a un certo punto.
Introduzione di Anna Scarantino, testo a cura di Fabio Pastorelli, pagg. 320, La Scuola di Pitagora editore, Napoli, 2017.
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