Lo sviluppo delle competenze e il gergo aziendale ridicolmente anglicizzato, mescolati con la birra e le pacche sulle spalle, fanno parte della vita lavorativa che può trasformarsi facilmente in un incubo anche nella vita reale, secondo Il convegno (Konferensen, 2023) di Patrik Eklund
Un ritiro di team building per lo sviluppo delle competenze di dipendenti comunali si trasforma in un incubo quando le accuse di corruzione iniziano a circolare e affliggono l’ambiente di lavoro. Allo stesso tempo, una figura misteriosa inizia ad uccidere i partecipanti di questo Il convegno (Konferensen, 2023) di Patrik Eklund.
L’orrore durante un meeting aziendale può presentarsi sotto molte forme, ed essere inseguiti da un serial killer è, in un certo senso, solo team building portato all’estremo: sopraffare un pazzo solitario dovrebbe essere quindi molto più facile per un gruppo intelligente e affiatato. Sfortunatamente, i funzionari del comune di Kolarängen sono soprattutto degli idioti incompetenti, prepotenti e improvvisati che si lasciano manipolare dal carrierista Jonas e dalla capodipartimento Ingela. I due sono riusciti, in circostanze dubbie, a portare avanti il progetto di un nuovo centro commerciale da incubo, senza riguardo né per l’ambiente né per l’agricoltura della zona circostante. È un abuso mascherato da sviluppo comunitario che ora si intende celebrare con un soggiorno deducibile dalle tasse in un vicino villaggio-vacanze.
L’ego dei convenuti è così robusto che non si accorgono nemmeno delle prime sparizioni nel gruppo (si parte dal personale del luogo). Ma quando un collega viene massacrato con un motore fuoribordo (trasformato in motosega) in una vasca idromassaggio sulle note di Om di Niklas Strömstedt, i tragici eventi diventano evidenti.
Rispetto al libro omonimo di Mats Strandberg (e chi ha letto il libro non sembra apprezzare molto il film), lo “slasher” vira ampiamente nel grottesco ma per il resto la trama è identica. Dopo un inizio morbido in cui acquisiamo una certa familiaritàcon il variegato gruppo di dipendenti comunali, si procede a gran ritmo fino ai titoli di coda.
L’ambientazione è cupa, un tempo autunnale grigio e nuvoloso veramente deprimente. Una sorta di percorso esistenziale che crea un contrasto netto con gli omicidi più sanguinolenti quando il film si alterna efficacemente tra schizzi di sangue a marmellata di mirtilli rossi su un pallido piatto di cheesecake.
Il regista si diverte a concepire omicidi bizzarri e quasi giocosi, commessi da qualcuno che si è vestito come la futura mascotte del centro commerciale: un pupazzo infantile sorridente dalla testa enorme.
Il tutto commentato dalle melodie “molto svedesi” di Niklas Strömstedt, ma anche Jan Johansen, Cajsan Stina Åkerström e Tomas Ledin.
Un cast in stato di grazia, sul quale emergono Katia Winter, la funzionaria truffata della sua firma su documenti falsi, e soprattutto Adam Lundgren, il vero “cattivo”, il collega corrotto e pronto ad uccidere per la sua bramosia di potere.
Il genere “slasher” è ovviamente molto statunitense, molto “B”, alla Halloween o Venerdì 13, ma lì di solito le vittime sono adolescenti. Qui la differenza la fanno gli impiegati comunali e il fatto che sono impegnati in una sessione lavorativa. L’iter di sviluppo delle competenze, già terribilmente noioso, si trasforma in un vero e proprio incubo. Per sopravvivere, questi colleghi devono compattarsi e costruire una squadra come non avevano mai fatto prima. Perché ora le loro vite sono in bilico.
Il taglio dato da Patrik Eklund a The Conference riesce a far convivere splatter, suspense e umorismo. Sangue in abbondanza, eppure senza esagerare come si fa a Hollywood.
E così ritorna in auge quel “fantastico quotidiano” un po’ dimenticato in tempi recenti. Todorov sosteneva che una delle caratteristiche del genere fantastico è quella sorta di incertezza che coglie il lettore di fronte a certi fenomeni apparentemente inspiegabili facendolo vacillare tra razionale e sovrannaturale. In questo spazio fra lo strano e il meraviglioso risiederebbe la dimensione del fantastico. Ma nel momento in cui si rompe questo patto, il fantastico invade il quotidiano e la dimensione onirica prende il sopravvento mescolando ciò che è ritenuto “normale” con ciò che è “fantastico”. E non c’è più bisogno di ricercare spiegazioni razionali.
Credo sia questa la cifra che differenzia La conferenza (su piattaforma Netflix) dalla filmografia alla quale comunque appartiene.
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