Bernard Natan, l’ebreo deportato ad Auschwitz che ha dato forma moderna al cinema francese

Nel settembre 1942, Bernard Natan scrive alla moglie e alle due figlie piccole a Parigi: “Mandami soldi e vestiti di lana e scarpe di legno per l’inverno. Saluti e tanti baci da papà”. Stava bene, scriveva Natan, lavorava in . . . – Ad Auschwitz la censura cancellò questa parola. Un ultimo saluto, nel gennaio 1943, inviato dal Blocco 14. La famiglia non sa ancora quando e come morì esattamente Bernard Natan: probabilmente fu assassinato.

La maggior parte dei contemporanei (francesi compresi), ignora che quest’uomo è vissuto. E questo è incredibile. Natan fu il magnate del cinema francese prima della Seconda guerra mondiale, produttore, regista, proprietario di sale cinematografiche in un’epoca in cui il deluso pioniere del cinema francese, Charles Pathé, aveva ceduto proprio a lui l’attività – nel bel mezzo della crisi del ’29 – mentre i suoi colleghi di Hollywood progettavano la conquista del mondo. L’arguto Natan fece sì che il cinema francese degli anni Trenta sopravvivesse e resistesse anche a Hollywood con film come Les Croix de bois (1932) e I miserabili (Les Misérables, 1934), entrambi di Raymond Bernard. Modernizzare, produrre, distribuire, Natan attua tutte le rivoluzioni della settima arte possibili: il sonoro, il colore, i primi cartoni animati di Walt Disney… Fino al tracollo, nel 1935 quando la sua vita venne distrutta in maniera orribile.

Bernard Natan era ebreo, nato in Romania nel 1886 come Nuham Tannenzaft. Arrivò a Parigi all’età di 19 anni e presto si sentì a suo agio in Francia, soprattutto nei cinema. Voleva davvero entrare nel settore, lavorò nel laboratorio della Pathé e in seguito come proiezionista. Conobbe la moglie al cinema, lei suonava il piano accanto allo schermo. Nel 1910, Natan e i suoi colleghi del cinegiornale furono arrestati per aver realizzato e distribuito filmati erotici e scontarono quattro mesi di prigione. Non si sa di che tipo di filmati si trattasse; allora venivano inflitte punizioni più dure per la distribuzione di preservativi. La polizia scaricò il materiale confiscato nella Senna, ma quella vicenda riemerse decenni dopo, come macchinario ad orologeria.

Quando nel 1938 fu tagliato fuori dal suo stesso socio, un uomo d’affari con buoni contatti in Germania, i media collaborazionisti parigini si concentrarono su Natan, descrivendolo allo stesso tempo come un truffatore e un pervertito. All’improvviso divenne molto impopolare. La sinistra disprezzava Nathan il capitalista, la destra l’ebreo immigrato. E lui scomparve in prigione. Nella Francia di Vichy, la sua testa fu esposta sul manifesto della grande mostra Le Juif et la France, la testa più grande tra i nemici evidenziati.

Natan scrisse lettere ai piani alti, ricordando che si era offerto volontario per il fronte nel 1914 e che gli era stata assegnata la Croix de Guerre. Nel settembre 1942 gli venne revocata la cittadinanza francese da Vichy al termine di un processo farsa, il che significò una rapida deportazione. Fu messo sul primo treno che partì dal campo di raccolta di Drancy verso Auschwitz. L’SS-Obersturmführer Röthke fece un rapporto speciale al suo superiore Adolf Eichmann a Berlino. Il cacciatore di nazisti francese Serge Klarsfeld dichiarò che Eichmann fu informato dai suoi a Parigi solo due volte su singoli deportati: su René Blum, fratello di Leon Blum, e su Bernard Natan.

Ma Bernard Natan fu dimenticato molto rapidamente. Nessun monumento, nessuna strada a lui intitolata. A Parigi vivono ancora delle nipoti.

Il saggio di Dominique Missika, L’affaire Bernard Natan: les années sombres du cinéma français (Denoel, 2023) rimette le cose in ordine, a partire dalle calunnie dello studioso americano Joseph Slade, che anni fa scrisse un articolo in cui descriveva Natan come un approfittatore fraudolento e uno dei produttori porno “storicamente più significativi” del cinema muto. In seguito, in un documentario, Slade dichiarerà di non essere certo sulla veridicità delle sue affermazioni, esternando tutto il suo dispiacere per la sofferenza che il suo scritto aveva causato alla famiglia. E auspicando che Bernard Natan prendesse il posto che gli spettava nella storia. Come dire, la faccia come il…

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