Che il grande Hitch avesse il pallino per i serial killer, detestasse le madri e privilegiasse le vittime femminili lo attestano i suoi film, in particolare: Il pensionante (1926), L’ombra del dubbio (1943), Psycho (1960) e Frenzy (1972).
Nel 1967 Hitchcock aveva ricevuto l’Oscar alla carriera, l’Irving G. Thalberg Award, ed era appena stato pubblicato il famoso libro di interviste di François Truffaut. Tuttavia, le sue ultime due uscite, Marnie (1964) e soprattutto Il sipario strappato (1966), furono deludenti per la critica e non ottennero il successo atteso al botteghino. Per la prima volta in 45 anni di carriera, il regista britannico si trovò ad affrontare un’incomprensione quasi totale che lo convinse a riorientare il suo cinema. Stava cercando di stare al passo coi tempi: il cinema stava cambiando e anche i gusti del pubblico, e lui voleva cambiare a sua volta senza smettere di essere Hitchcock. A quel tempo era molto interessato alle correnti cinematografiche più innovative che provenivano dall’Europa e cercò di superare sé stesso dopo aver visto Blow Up (1966) di Michelangelo Antonioni. Così Hitchcock propose agli Universal Studios di realizzare Kaleidoscope, un film scioccante con il quale voleva violare i limiti censori in tema di violenza e di nudità ma fu considerato troppo raccapricciante e sessualmente esplicito per l’epoca. Kaleidoscope era ispirato ai serial killer britannici, Neville Heath (uno stupratore di 29 anni che uccise e mutilò due donne nel 1946) e John Haigh (noto come “l’assassino del bagno acido”). Hitchcock girò quattro sequenze dal titolo provvisorio “Frenzy” (che poi sarebbe diventato il suo penultimo thriller incentrato proprio su un serial killer).
Anni dopo, nel 1998, lo storico americano Dan Auiler collocò queste quattro sequenze sotto il titolo di Kaleidoscope. Le immagini ritrovate propongono 40 minuti di celluloide a colori, senza sonoro e senza montaggio, che corrispondono a quattro diverse sequenze girate in varie location di New York tra il 14 e il 17 luglio 1967. Si tratta di materiale inedito che segna una tappa importante nella filmografia del maestro della suspense.
Dopo aver visto il film provocatorio di Antonioni nel 1966, Alfred Hitchcock sentì di aver bisogno di un progetto che andasse oltre ciò che aveva fatto fino ad allora, mostrando nudità esplicite, scene cruente, violenza ed erotismo con inclinazioni omosessuali. L’inglese rimase molto colpito dallo stile cinematografico di Antonioni, ed era proprio ciò che voleva integrare nel suo linguaggio cinematografico per girare Kaleidoscope. «Quei registi italiani sono un secolo avanti a me in quanto a tecnica! “Cosa ho fatto tutto questo tempo?”», commentò Hitch.
La storia doveva incentrarsi su diverse sequenze in cui si sarebbero verificati tre omicidi: uno avrebbe avuto luogo in una cascata, un altro su una barca e l’ultimo in una fabbrica. La sceneggiatura includeva scene di necrofilia e l’uso dell’acido per smaltire i corpi.
Sebbene Hitchcock avesse garantito un budget sotto il milione di dollari, la Universal abbandonò il progetto e il leggendario regista dovette conservare quasi un’ora di riprese di prova in un cassetto, con le quali avrebbe senza dubbio potuto realizzare un film fantastico. Nel 1972 Frenzy avrebbe poi tentato di riciclare alcune delle idee del fallito Kaleidoscope.
Già nel 1964, Hitchcock propose al romanziere Robert Bloch (autore del romanzo originale di Psycho) di scrivere un racconto basato su due libri, che ricostruivano le gesta dei due serial killer citati, ma lo scrittore declinò l’offerta.
Quindi, all’inizio del 1967, Alfred Hitchcock commissionò al suo vecchio amico Benn Levy una sceneggiatura basata su quella che era solo un’idea catturata in tre pagine (ma coinvolse anche Howard Fast). La sua trattazione inizia con il macabro commento secondo cui “la storia di Neville Heath è un dono del cielo”. Afferma che una delle sequenze di seduzione “dovrebbe essere la scena più inquietante mai vista sullo schermo” e che l’inseguimento della polizia dovrebbe essere visto “più dal punto di vista dell’inseguito che degli inseguitori”. Ma Hitchcock andò oltre. Scrisse una bozza della sceneggiatura per la prima volta dai tempi di Il caso Paradine (1947), e da lì nacquero diverse versioni dello stesso script.
Ambientata a New York, questa versione di Kaleidoscope (a volte conosciuta come Kaleidoscope Frenzy), reinventa Heath nei panni di un classico “mammone” di nome Willie Cooper. La sua mania omicida è innescata dall’acqua, da qui l’ubicazione delle tre scene principali della sceneggiatura: una cascata dove accompagna una dipendente delle Nazioni Unite; una nave da guerra arrugginita in un cantiere navale; e una raffineria di petrolio dove il suo obiettivo è in realtà un detective della polizia che rischia la vita per catturarlo. Citando la sceneggiatura di Hitchcock: “La cinepresa riprende l’addome della ragazza dove VEDIAMO rivoli di sangue”.
Il protagonista nascondeva delle riviste di bodybuilding nella sua stanza, per suggerire che fosse gay, e sua madre lo sorprendeva addirittura nell’atto di masturbarsi. Dai test realizzati a New York si capiva che ci sarebbero stati molto nudi femminili: gran parte del girato raffigurava modelle seminude. Anche Truffaut era preoccupato. «Naturalmente sembra esserci un’insistenza sul sesso e sulla nudità», scrisse in una lettera a Hitchcock dopo aver letto la sceneggiatura. Anche se si rese disponibile a concedere al maestro il beneficio del dubbio. «So che giri quelle scene con grande tensione drammatica e non ti concentri mai su dettagli inutili».
Hitchcock andò personalmente molto più in là nello sviluppo di questa sceneggiatura di quanto non si fosse mai spinto nella preparazione degli altri suoi progetti sfumati. Così come non si sarebbe trattato del tipico film girato in studio a cui il pubblico era abituato. Avrebbe sperimentato un cast sconosciuto, cineprese a mano, illuminazione naturale e riprese in esterni: qualsiasi innovazione pur di dimostrare che aveva ancora molte cose da dire nel cinema. A livello formale cercava un look diverso. Nel tentativo di trovare una nuova estetica, commissionò una serie di prove filmate per studiare lo stile espressivo che desiderava per quello che sarebbe stato il suo cinquantunesimo film.
Hitchcock aveva addirittura in mente il tipo di emulsioni da utilizzare per le riprese. L’idea essenziale era quella di testare le riprese in ambienti con scarsa illuminazione e ogni ripresa aveva diversi gradi di luce naturale. Hitchcock voleva evitare l’illuminazione artificiale dello studio a favore di un’immagine più realistica e meno stilizzata.
Furono prese in considerazione anche riprese con una cinepresa portatile. Pur volendo un cast sconosciuto, emersero gli stratosferici nomi di David Hemmings, Robert Redford e Michael Caine come possibili protagonisti. Hitchcock pianificò scene a Central Park, allo Shea Stadium e in un cantiere navale di Hudson.
Sfortunatamente, i dirigenti della Universal non condividevano il suo entusiasmo. Alfred Hitchcock entrò in una riunione di studio con foto, filmati e una sceneggiatura dettagliata che includeva 450 posizioni specifiche della camera. Era “più avanti nello sviluppo di questo progetto rispetto a qualsiasi altra produzione non realizzata”, scrive Dan Auiler nel suo libro The Lost Hitchcocks: The Unfinished Films of Alfred Hitchcock, (Aplomb Publishing, 2018). Ma fu tutto inutile perché in breve tempo rifiutarono la sua sceneggiatura informandolo che non potevano permettere che venisse girata.
La Universal rifiutò categoricamente il film perché non credeva che il pubblico avrebbe gradito una vicenda piena di sesso e omicidi che aveva come protagonista un serial killer. E l’idea che Hitchcock realizzasse un film che non aveva nessuno degli elementi “hitchcockiani” che il pubblico si aspettava danneggiava l’immagine pubblica del regista, che era diventato di per sé una sorta di franchise. Un rischio che la Universal non voleva correre. Inoltre, gli studi decisero di ritirare tutte le copie della sceneggiatura.
Si racconta che Hitchcock pianse per la rabbia di dover abbandonare il progetto, anche se alcune delle sue idee del 1967 finirono per farsi strada in Frenzy nel ‘72, un altro film su un serial killer con un cast non molto noto, con alcune immagini di nudo e una scena di stupro e omicidio da manuale. Ma Frenzy, ambientato a Londra, era convenzionale rispetto a quanto Hitchcock aveva previsto per Kaleidoscope, un progetto fallito ma su cui aveva lavorato intensamente. Forse avrebbe ridefinito il suo cinema con una visione più moderna.
Viene da pensare, tuttavia, che Hitchcock si sia interessato anche a Herschell Gordon Lewis, precursore del genere splatter, che aveva anticipato tutti con la sua “trilogia del sangue”: Blood Feast (1963), 2000 Maniacs (1964) e Color Me Blood Red (1965).
Ma questa è un’altra storia.
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