Partiamo dall’ABC. All’origine c’era un editore che accoglieva la proposta editoriale dell’autore, gli riconosceva una percentuale sul prezzo di copertina (magari anticipando una somma come acconto da defalcare sugli incassi), vincolava lo sfruttamento commerciale del libro per vent’anni, si occupava della distribuzione e della promozione. E il libro era realmente distribuito in libreria.
Amazon non c’era ancora…
Poi sono cambiate alcune cose, ed è arrivata Amazon.
La cosiddetta editoria tradizionale ha proseguito nel solco di sempre (più o meno).
Mentre sono apparsi – in un numero esagerato – i cosiddetti (micro)editori indipendenti.
I vincoli di sfruttamento commerciale si sono ridotti mediamente a quattro anni, sono diminuite tirature e vendite, sono aumentate le percentuali riconosciute all’autore, ma sono scomparsi gli anticipi.
Tutti, grandi e piccoli, hanno incominciato a responsabilizzare l’autore nella promozione del suo libro.
Va da sé che quando si scrivono saggi di nicchia (diverso se parliamo di narrativa) il “piccolo” può essere particolarmente aggressivo girando per fiere, organizzando eventi e utilizzando ovviamente i social. Il libro cresce, si fa notare, e trova anche un percorso adeguato in libreria.
Poi ci sono i sedicenti editori, che si sono adeguati ai tempi. Ci sono ancora i più “ingenui”, che chiedono denaro direttamente, in cambio di un certo quantitativo di copie stampate. Dato che non possono garantire una distribuzione, pur millantandola, all’autore conviene senza incertezze autopubblicarsi con Amazon.
Scrivevo che alcuni si sono perfezionati. Generalmente scrivono sul loro sito che non sono editori a pagamento, e l’affermazione suona surreale. Un po’ come se un concessionario d’auto dichiarasse che le automobili in vendita sono dotate di ruote e volante.
Ma come fanno, allora?
Puntano sul fatto che l’autore venda per loro conto. Che organizzi eventi e piazzi i propri libri acquistati direttamente da loro. Tutti questi sedicenti editori dichiarano che i loro autori sono felici di questa prassi.
Direttamente ne ho conosciuti un paio che organizzano incontri con il possibile autore per verificare quanto questi sia “addestrabile” a questa pratica. La prassi vuole che l’autore venga convocato presso di loro, perché certi ragionamenti non si possono scrivere. Rimangono tracce.
Generalmente questi colloqui raggiungono vette comiche. L’editore di turno spiega che mette a disposizione dell’autore un editor, che procederà all’editing, alla correzione di bozze, alla grafica, alla stampa, fino alla consegna al distributore. È come se si aspettasse un grazie, come se non fosse il suo mestiere.
In effetti è un altro mestiere: al lettore definirlo…
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