Nella storia della crime novel esistono opere che sembrano volere sradicare lo schema tradizionale, fornendo ai lettori elementi di forte rottura e distanziamento dagli archetipi del genere. Per vari motivi rientrano tra questi libri pietre miliari come La fine è nota del misterioso Geoffrey Holiday Hall, Dalle nove alle dieci della regina del giallo Agatha Christie e, restando nei nostri confini, A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia. Chi scrive ritiene che però sia solo uno il caso che mina fin dalle fondamenta il senso stesso della letteratura poliziesca: il breve La promessa (1958) di Friedrich Dürrenmatt.

Non poteva che giungere da uno scrittore di lingua tedesca (in questo caso svizzero) un libro così profondamente nichilista e sistematico nello smantellare dalle prime righe la certezza che alla fine si arriverà alla vittoria dell’ordine sul caos, obiettivo ultimo di ogni giallo che si rispetti e a mio avviso motivo principale, grazie alla sua portata catartica, del successo che il genere riscuote a tutte le latitudini. Per stessa ammissione dell’autore, La promessa è la critica al detective “uno dei più tipici personaggi ottocenteschi”: una sorta di anti-manifesto programmatico che si dichiara fin dal sottotitolo Un requiem per il romanzo giallo.

La trama è semplice e memorabile. Un ex comandante di Polizia descrive a uno scrittore che ha recentemente tenuto una conferenza sul romanzo poliziesco il caso del suo più brillante investigatore, rovinatosi nella ricerca di un omicida seriale di bambine. La promessa (che dà il titolo al libro) fatta ai genitori di una delle vittime di rintracciare il colpevole, porta il commissario Matthäi a lasciare il servizio per dedicarsi al suo compito, che diventa ossessione e unica ragione di vita. Quando però le prove sembrano dimostrare che finalmente Matthäi è su una buona pista, la trappola preparata non scatta. Il tempo passa nella vana attesa dell’assassino: dopo un iniziale sostegno, gli ex colleghi abbandonano il commissario al suo destino che lo condurrà al delirio. Una vecchina morente rivelerà al narratore il colpevole…

Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda

Da fedele lettore di Franz Kafka, il problema della giustizia e del suo rapporto con la verità fu uno dei temi maggiormente trattati da Dürrenmatt, centrale fin da Il giudice e il suo boia, il primo romanzo poliziesco dell’autore (o ne La panne per citare solo un altro caso). Lo scrittore sembra voler dimostrare l’impossibilità per la giustizia istituzionale di arrivare alla verità, convinto com’è dello iato tra la Verità e la Giustizia intese in senso morale e quelle umane. Un problema che ne La promessa si intreccia con il ruolo decisivo che il caso ha nel determinare i destini umani, l’altro grande leit motiv della poetica dello scrittore svizzero. Il cerchio dell’indagine di Matthäi non si chiude per un motivo riconducibile in fin dei conti a meschine gelosie tra vecchie sorelle.

Il romanzo trae origine dal racconto e poi dalla sceneggiatura per il bel Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda (1957, al regista e al produttore del film Dürrenmatt dedica il libro), commissionato a Dürrenmatt per mettere in guardia le persone dai pericoli corsi dai bambini. La versione finale si discosta ampiamente dalla prima stesura, avendo lo scrittore rimesso mano alla storia “sviluppandola al di là di ogni intenzione pedagogica”. La promessa è stato anche riproposto da Sean Penn nell’omonimo film del 2001 che, nonostante il sempre bravo Jack Nicholson nel ruolo del protagonista, è talmente fiacco e mal riuscito da meritare qui solo una citazione. 

Jack Nicholson ne La promessa (2001)

Una considerazione in chiusura che allo stesso vuole essere anche un incoraggiamento ai giovani autori. Dürrenmatt costruisce un capolavoro di narrativa con una trama tutto sommato esigua, indagini elementari e volutamente sommarie e situazioni e ambienti ordinari. Nessuna descrizione minuziosa delle procedure o di elaborati metodi di indagine, assenza totale delle noiose prove scientifiche di cui sono imbottiti i gialli contemporanei. Certo Dürrenmatt era un vero e proprio maestro che poteva tra l’altro contare su un pubblico più “educato” da un punto di vista letterario ma La caduta è la dimostrazione di come sia possibile scrivere un giallo perfetto sviluppando un’idea senza perdersi in sterili appesantimenti “tecnici” che spesso inibiscono gli aspiranti scrittori.

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