Nel 1980, il regime di Fidel Castro organizzò l’esodo di Mariel, durante il quale quasi 125.000 cubani, ufficialmente controrivoluzionari, si imbarcarono per le coste della Florida. Tony Montana (Al Pacino) fa parte dell’ondata di rifugiati, tra cui un gran numero di criminali abituali. Poiché ha scontato una pena a Cuba, le autorità americane lo internano in un campo dove trova il suo amico e connazionale Manny Ribera ( Steven Bauer ).
Individua rapidamente un modo per uscire dal campo e ottenere un permesso di lavoro: assassinare, per conto del trafficante di droga Frank Lopez (Robert Loggia), un ex membro del governo di Castro. Montana spinto da un odio viscerale verso i comunisti, accetta subito il contratto.
Una volta fuori, Montana guadagna rapidamente la fiducia di Lopez e diventa uno dei suoi scagnozzi. Ma ha altre ambizioni, soprattutto perché brama Elvira (Michelle Pfeiffer), la compagna di Lopez…

Dice Tony Montana: “In questo paese, devi prima fare soldi. Poi quando ottieni i soldi, ottieni il potere. Poi quando ottieni il potere, ottieni le donne”.
Quando Sidney Lumet, da tempo considerato il regista ideale del film, lesse la sceneggiatura che Oliver Stone aveva appena completato per il remake di Scarface (1932) di Howard Hawks, abbandonò immediatamente il progetto. Troppo scandaloso, troppo folle, troppo magniloquente: in breve, eccessivo. Questo almeno dichiarò lo stesso Stone in merito alle critiche alla sua sceneggiatura. È indubbio che il grande Lumet – che inizialmente voleva ambientare l’azione del film a Cuba – ha spesso adottato nel suo cinema un approccio sobrio e realistico, a volte quasi documentaristico. Basta rivedere Il principe di New York, uscito due anni prima di Scarface, per convincersene, o anche Serpico. Tuttavia, se Oliver Stone ha fatto molte ricerche mentre scriveva la sceneggiatura – arricchendola così di diversi dettagli credibili – è ovvio che il suo lavoro si differenzia in tutto e per tutto dal cinema di Sidney Lumet. Probabilmente sotto l’influenza di quest’ultimo, il film si sarebbe spinto più in là in un’analisi documentata del traffico di droga e dei suoi legami, talvolta stretti, con la politica, la giustizia e gli affari, e viceversa meno sugli eccessi di ogni tipo e nella violenza esplicita.

Brian De Palma si dimostrò, invece, subito entusiasta. Va detto che il regista di Carrie, lo sguardo di Satana, Vestito per uccidere, Blow Out non era propriamente associato al cinema realistico. I suoi erano film con personaggi pittoreschi – a volte improbabili – e scene spettacolari dove l’emozione e la suspense prevalevano sulla preoccupazione per la credibilità. La regia è spesso barocca, stilizzata, enfatica. Quando lesse la sceneggiatura di Stone, dopo aver inizialmente abbandonato lui stesso il progetto (il futuro regista di Platoon non era ancora stato minimamente preso in considerazione), ne approvò immediatamente l’impostazione e lo stile.

De Palma, Oliver Stone ma anche Al Pacino concordano quindi su un approccio che preferisce l’eccesso e la spettacolarità al realismo, ma con un obiettivo ben preciso: la versione anni ’80 di Scarface è soprattutto la rappresentazione da incubo, volutamente esacerbata, del sogno americano (il traffico di droga ha sostituito, come spiega molto bene il produttore Martin Bregman, la ricerca dell’oro o del petrolio) deformato da un appetito smodato per il potere e la ricchezza, un materialismo sovradimensionato, una logica capitalista spinta ai suoi estremi peggiori.

Da una dittatura comunista in cui lui e la sua famiglia hanno sperimentato la povertà (un’esperienza essenziale per comprendere il personaggio), Tony Montana si trasferisce in un’America in cui vede solo, come simbolo di successo, il denaro, la proprietà e il potere. Ovviamente, questa visione non viene dal nulla: ogni società dei consumi raggiunge naturalmente, a vari livelli e da diverse prospettive, il suo apogeo. Il personaggio diventa così la caricatura di un ideale corrotto e distruttivo. Con le ormai mitiche inquadrature delle innumerevoli mazzette di banconote, dei sacchi di dollari trasportati alle banche, delle montagne di cocaina, con quelle lunghe carrellate degli interni kitsch e dei quadri sporchi di questo trafficante, che è allo stesso tempo patetico, megalomane e talvolta affettuoso, De Palma mostra una deriva ultramaterialistica che trova le sue origini sia nelle frustrazioni subite dal personaggio, sia nei modelli di successo artificiali e fuorvianti che percepisce nella società americana. Tony Montana è, in un certo senso, il prodotto di due estremi di cui incarna, sia attraverso la sua disgustosa ascesa che attraverso la sua inevitabile caduta, gli effetti perversi e i vicoli ciechi. Durante l’improbabile carneficina finale, egli evoca un’icona mostruosa e ibrida di un essere umano.


La prestazione di Al Pacino contribuisce enormemente al successo del film. Riesce a dare umanità ad un personaggio che era molto facile rendere vuoto e privo di spessore. Ispirato dalla recitazione di Paul Muni , l’interprete di Scarface nel film originale di Howard Hawks (la cui versione di de Palma utilizza diverse battute in modo quasi identico, così come alcuni personaggi), copia interamente alcune delle sue espressioni facciali sovrapponendo la propria “firma”. Le sue invettive, movimenti ed espressioni, catturati dalla macchina da presa di Brian De Palma, forniscono momenti di cinema ouro. Tre anni prima, nell’inquierante Cruising di William Friedkin, aveva interpretato un ruolo anni luce lontano dal macho gangster di Scarface ; il che dimostra ancora una volta la sua capacità di esplorare registri completamente diversi da un film all’altro.

Scarface, divenuto in breve tempo un film cult, non è ovviamente esente da difetti. Inevitabile qualche calo di ritmo, piuttosto datate le musiche originali di Giorgio Moroder, come del resto l’estetica del film. Tuttavia, sarebbe sbagliato criticare il cattivo gusto proprio di alcune sequenze (come ad esempio la lunga scena scandita dalla “canzonetta” Push It To The Limit), perché questo è in un certo senso coerente con l’immagine che il film vuole dare descrivendo la versione “Tony Montana” del sogno americano come qualcosa di intrinsecamente brutto e distruttivo.

Carlitos Way

Al Pacino e Brian De Palma si rincontreranno dieci anni dopo per Carlito ‘s Way, altro film di gangster ma molto più sobrio e romantico di Scarface, attorno al tema della redenzione. Pacino interpreta infatti un ex boss che, uscito di prigione, cerca di sistemarsi senza riuscire a sfuggire al suo passato e al suo ambiente. Nel cast di questo bellissimo film (scosso dalla canzone You are so beautiful di Joe Cocker) c’è anche un irriconoscibile Sean Penn nei panni di un avvocato disonesto.

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