Meno rappresentativo delle opere citate, questo film resta comunque uno dei più riusciti del regista, perché attualizza il filone western, mescolandolo al noir e al thriller per imporre il suo sguardo nichilista sull’America, disconnessa dal resto del mondo.
Un western a porte chiuse.

1945, la guerra è finita. Lanciato a tutta velocità durante i titoli di coda, il rapido del Southern Pacific inghiotte il deserto al ritmo della musica del quattro volte premio Oscar André Prévin (che ricorda quella dell’hitchcockiano Vertigo).
Il misterioso John J. Macreedy (Spencer Tracy), si ferma nella piccola cittadina di Black Rock. Al suo arrivo interroga la popolazione per ottenere informazioni su un luogo sito nel deserto chiamato la Steppaia. Senza inizialmente capirne il motivo, l’evocazione di questo luogo genera una forte animosità nei confronti dell’uomo tra gli abitanti della città. E più domande vengono poste, più la popolazione diventa minacciosa nei confronti di Macreedy che, come il treno che apre il film, non perde tempo e dispiega le sue problematiche e i suoi conflitti a tutta velocità. Tutti i residenti che notano l’arrivo del rapido del Southern Pacific sono scioccati, poiché da quattro anni nessun treno si ferma a Black Rock. Così, non appena mette piede in città, l’uomo misterioso diventa un elemento di disturbo…

Il film si libera di molti vincoli spazio-temporali per rendere la trama essenziale. Si svolge nell’arco di 24 ore, fino al treno successivo, e si concentra nello stesso piccolo spazio fatto di baracche di Black Rock. La tensione è permanente, accentuata da questo luogo, che isola e soffoca totalmente il suo protagonista. L’intera comunità è caratterizzata molto chiaramente e si coglie immediatamente l’influenza di alcuni individui sull’intera città. Tra questi spicca un gruppo di delinquenti, guidato da Reno Smith (Robert Ryan), ma composto anche da altri attori paradigmatici come Ernest Borgnine e Lee Marvin. Lo sceriffo della città è ridotto al silenzio e all’umiliazione perché l’influenza di questi “teppisti” è grande.

John Sturges utilizza meravigliosamente il formato Cinemascope per aumentare il mistero e la tensione del film. Come per altri grandi western, questo formato sublima alla perfezione il paesaggio arido e isolato di questa America profonda. Permette inoltre al regista di lavorare con grande meticolosità sulle composizioni dei suoi fotogrammi. La collocazione dei personaggi non è in alcun modo frutto del caso, ma piuttosto di una grande riflessione sul loro ruolo nella città e sulla loro influenza sugli altri personaggi. Pertanto, le figure di Robert Ryan o Lee Marvin sono spesso in primo piano nell’inquadratura, circondando gli altri membri della città. E allo stesso tempo, alcuni personaggi come lo sceriffo, passivi e poco influenti, sono decentrati o sullo sfondo, soffocati dalla profondità di campo. C’è una vera e propria gerarchia anche nell’inquadratura

Ma perché tutta questa diffidenza? A priori ciò è dovuto solo a quel luogo: la Steppaia. Il film, seppure molto breve, si permette di svelare gradualmente le linee della sua storia. Macreedy sta cercando un individuo chiamato Komoko. Ma capiamo che questo Komoko è morto e le circostanze rimangono misteriose per molto tempo. E qui sta il tema principale del film, ovvero il razzismo latente degli americani. Più specificamente il razzismo nei confronti dei nippo-americani a causa della seconda guerra mondiale.

Durante il film apprendiamo che Macreedy ha partecipato a questa guerra e che il figlio di Komoko gli ha salvato la vita sacrificando la propria. Sulla strada per Black Rock, desidera consegnare la medaglia al valore di suo figlio a Komoko, mostrando il suo rispetto. Ma dall’atteggiamento delle persone e dalle loro osservazioni, comprendiamo che questo rispetto è tra loro inesistente. Reno Smith manifesta il suo disprezzo per i nippo-americani, frustrato per non essere riuscito ad arruolarsi nell’esercito dopo Pearl Harbor. Le stesse persone che cercano di sbarazzarsi di Macreedy sono infatti i colpevoli di un terribile crimine. Geograficamente isolata, Black Rock è isolata anche nel suo rapporto con l’America contemporanea. Gli individui si comportano come ai tempi dei cowboy e dei regolamenti sommari.

Macreedy può quindi essere paragonato a una sorta di cura, che tenta gradualmente e lentamente di estirpare i mali di una città. Se non addirittura quelli di un intero Paese, come se cercasse di rendere giustizia alle vittime collaterali provocate dalla sua nazione. È, in un certo senso, la personificazione della paura dello straniero, dell’ignoto. Allo stesso modo in cui il personaggio di Sidney Poitier rivela il razzismo sistemico degli Stati Uniti in La calda notte dell’ispettore Tibbs (1967), il veterano arriva in una città tormentata da questa paura. A poco a poco, riesce a risvegliare l’umanità di alcune persone, fino a quel momento addormentate dal clima creato dai delinquenti.

Se il messaggio del film è ancora oggi così efficace è (purtroppo) grazie alla sua universalità. Parlando dell’America del dopoguerra, Sturges evoca anche l’America del passato. E la genialità di Sturges risiede nella sua scelta di fare di questo film un western. Ancorando la sua trama a questi luoghi emblematici, fa eco anche ai crimini del passato del suo paese, colpevole dell’omicidio di gran parte della popolazione indiana. Sepolta dietro questi paesaggi meravigliosi e maestosi si trova l’eredità di un intero paese, che oggi si perpetua nella popolazione afro-americana.

Volendo evocare i mali contemporanei del suo paese, il film allarga il soggetto a tutta la sua Storia. Il risultato è un western nero, dove la tensione è permanente e dove il protagonista si oppone con tenacia alla codardia della natura umana. Scritto e diretto brillantemente e con attori formidabili, Giorno maledetto rimarrà il primo capolavoro di John Sturges. Il regista padroneggia la sua materia dall’inizio alla fine. Liberando il film da ogni divagazione superflua, facendo di ogni scena, di ogni inquadratura un elemento essenziale dell’azione. Sebbene sia considerato dalla sua filmografia uno dei grandi di Hollywood, è stato proprio per Giorno maledetto che ha ricevuto la sua unica nomination all’Oscar (mentre Spencer Tracy è stato premiato al Festival di Cannes).

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