Dopo aver esordito nella televisione di Toronto, il regista canadese Norman Jewison (che ha creato il Canadian Film Centre, istituto di formazione) si è affermato nel corso della sua carriera come uno dei registi più prolifici dell’industria americana. I suoi numerosi film gli sono valsi tre nomination all’Oscar come miglior regista, vergognosamente senza mai centrare il bersaglio.

Dalla satira politica al dramma razziale, dal film di rapina alla commedia musicale il suo è sempre stato un lavoro di esplorazione eterogeneo contraddistinto da una forte e personalissima impronta stilistica e da un fortissimo impegno sociale.

Ma a Hollywood la sua eredità resta soprattutto quella di un regista appassionato alle questioni sociali. Merito soprattutto dell’impronta lasciata dallo straordinario La calda notte dell’Ispettore Tibbs, che vinse cinque Oscar nel 1967, compreso quello come miglior film. Sotto le spoglie di un semplice film poliziesco (questa la fonte letteraria originale), il regista affronta le tensioni razziali americane, la divisione fondante degli Stati Uniti. La leggenda Sidney Poitier, la prima stella nera di Hollywood, interpreta un agente di polizia di Filadelfia che si ritrova accusato di omicidio nel Mississippi e deve condurre le indagini con lo sceriffo locale, bianco, mentre si scontra col razzismo dei residenti: un Rod Steiger indimenticabile nella sua lenta presa di coscienza.

“I film che trattano di diritti civili e giustizia sociale sono quelli che mi stanno più a cuore”, ha dichiarato Norman Jewison una volta al New York Times.

I suoi film hanno ottenuto un totale di 46 nomination agli Oscar e hanno vinto 12 premi. Ha lavorato con i più grandi nomi di Hollywood.

Qui è possibile recuperare un mio articolo su La calda notte dell’ispettore Tibbs.

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