Gerhard è un sognatore dal carattere piuttosto debole. Irene è una donna profondamente insoddisfatta del suo matrimonio. Ducasse è un nobile caduto in disgrazia che ora vende il suo buon gusto ai nuovi pezzi grossi. Il conte Kargané è un marinaio, cacciatore e uomo d’azione fuori dal tempo. L’ispettore Dobrowsky è un appassionato conoscitore dei criminali e del loro mondo. Il suo assistente, Etienne, è un essere piuttosto insipido. Una ballerina uccisa in un bordello. E sullo sfondo il più famoso squartatore di tutti i tempi, Jack the Ripper. Con questi e altri personaggi, Un incontro pericoloso inizia come un intrigo amoroso – il titolo fa riferimento all’appuntamento che Ducasse combina tra Irene e Gerhard – e finisce per risolversi in una storia poliziesca. 

Dopo una vita lunga e fitta di avvenimenti – tra gli altri, il tentativo di arruolarsi nella Legione Straniera appena maggiorenne, due guerre mondiali combattute con la wehrmacht, la morte del figlio Ernstel sul fronte italiano, rapporti incostanti con il nazionalsocialismo e la contestata assegnazione del premio Goethe – lo scrittore, filosofo, polemista Ernst Jünger decise di dare alle stampe il suo primo romanzo giallo per celebrare il suo novantesimo compleanno. Cominciato nel 1960 e pubblicato quindi nel 1985 (l’autore era nato a Heidelberg nel 1895), Un incontro pericoloso è soprattutto un esercizio di stile: con scrittura elegante e precisa Jünger ci conduce in una Parigi di fine Ottocento affascinante e misteriosa.

Ci sono almeno due ottime ragioni per intraprendere la lettura di questo libro che, meglio sgomberare subito il campo da equivoci, è destinato a deludere in parte (se non completamente) le aspettative di chi lo approccia come semplice crime novel. Innanzitutto nelle descrizioni della capitale francese traspare tutta l’ammirazione di Jünger per la città che affascinava Nietzsche. Un ambiente che l’autore di Un incontro pericoloso descrive con nostalgia, con continue digressioni nel mondo della belle époque e nel suo sistema di valori oggi perduto. La Parigi che fa da teatro alla vicenda – non così dissimile da quella conosciuta direttamente da Jünger nel periodo di permanenza in veste di Ufficiale di occupazione durante la Seconda Guerra Mondiale – è tuttavia un labirinto in cui perdersi con voluttà. È inevitabile che il giovane Gerhard finisca tra le braccia della donna matura e bella, stremata dalla convivenza con un marito rude, dedito ad altre donne e alle sue avventure di cacciatore e marinaio…anche se la trappola è prevedibile, non per questo risulterà meno efficiente e la società cinica e insensibile divorerà il giovane timido.

Jünger si mostra inoltre interessato più alla psicologia dei personaggi che allo sviluppo poliziesco della trama. Un incontro pericoloso sembra un esperimento letterario e non un thriller, poiché lo scrittore approfondisce soprattutto la psicologia e la biografia delle diverse dramatis personae a discapito del caso stesso su cui indagare, che viene lasciato piuttosto aperto. C’è qualcosa di irregolare nel continuo alternarsi di personaggi che, dopo essere stati presentati con una certa cura e resi moderatamente interessanti, scompaiono improvvisamente quando hanno adempiuto alla loro funzione nella storia. Certamente ci deve essere una ragione per questa scelta di Jünger: ipotizzo che questo capriccio voglia ricordarci come l’individuo sia attore e spettatore allo stesso tempo nel teatro della vita e come, in fin dei conti, il capriccio e il caso determinino le nostre azioni più di quanto siamo soliti pensare o ammettere.

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