Come regista Alberto Sordi diresse una ventina di film, a partire dal 1966, anno in cui ne realizzò due: Fumo di LondraScusi, lei è favorevole o contrario?, ritratto di un commerciante di tessuti, separato dalla moglie, ma con tante amanti da mantenere, in un’Italia in fibrillazione per le polemiche sull’introduzione del divorzio. Diresse tre film con a fianco, come protagonista, Monica Vitti: Amore mio aiutami (1969), Polvere di stelle (1973) eIo so che tu sai che io so (1982). Tra gli altri lavori dietro la macchina da presa ricordiamo Un italiano in America, con Vittorio De Sica (1967), gli episodi La camera dal collettivo Le coppie (1970),  Le vacanze intelligenti nel film Dove vai in vacanza?(1978) e Assolto per aver commesso il fatto (1992). Ma tra i film da lui diretti e interpretati ne voglio ricordare uno che torna particolarmente attuale in questo periodo di tensioni internazionali e conflitti che sembrano non aver mai fine: Finché c’è guerra c’è speranza (1974), che compie 50 anni nel 2024, è il suo  settimo lavoro da regista. 

Il discorso del commerciante di armi Pietro Chiocca (Alberto Sordi) alla famiglia che lo rimprovera snobisticamente quando viene a sapere della sua vera attività, denuda tutta l’ipocrisia di una borghesia che a parole sventola i vessilli moralistici del pacifismo, ma nei fatti non vuol rinunciare agli agi che le guerre assicurano indirettamente anche al benessere dei cittadini fortunatamente in pace. Ripassiamo la sinossi. Pietro Chiocca, commerciante romano di pompe idrauliche trapiantato a Milano, riposizionatosi sul ben più lucroso commercio internazionale di armi, viaggia per i paesi del Terzo Mondo, devastati dalle guerre civili. Grazie ad alcuni mezzucci, batte sul tempo un suo rivale, diventando il referente di un’industria assai più redditizia. La famiglia del Chiocca, già benestante e residente nel centro di Milano, può finalmente traslocare in una lussuosa magione immersa nel verde, esaudendo così il desiderio di una viziatissima moglie. Tutto sembra procedere a gonfie vele, finché un giornalista del Corriere della Sera, che gli aveva procurato il contatto per la vendita di armi a un movimento di liberazione nazionale in uno stato africano colonizzato dai portoghesi, denuncia all’opinione pubblica l’operato di Chiocca con un articolo dal titolo “Ho incontrato un mercante di morte”. Davanti allo sdegno e al disprezzo dei propri familiari, Chiocca si offre di tornare al suo vecchio e onesto lavoro, ma costoro, posti di fronte all’eventualità di rinunciare all’altissimo tenore di vita, preferiscono ignorare l’origine dei guadagni del loro capofamiglia.

Il discorso dell’ex rappresentante di pompe idrauliche convertitosi al traffico d’armi non dev’essere interpretato come una giustificazione alla nuova e ben più redditizia professione di “mercante di morte”. Che cosa sceglierà l’ipocrita famigliola avvezza agli agi e ai boudoir dei Giovin Signori? Sveglierà l’ex rappresentante di pompe idrauliche dal suo breve sonnellino confermando una volta per tutte di preferire le laute ricadute del cinico mercimonio a un povero ma dignitoso ed eticamente puro ritorno al mestiere precedente. Pietro Chiocca, il protagonista disposto a tutto pur di accontentare i capricci della volubile e viziata famiglia, è considerato dalla critica cinematografica l’incarnazione del qualunquismo. Ma il discorso-sfogo di Sordi-Chiocca al cospetto della famigliola è tutt’altro che qualunquistico. Silvia, la moglie del Chiocca, conduce una vita vacua, inseguendo i capricci suoi e dei viziatissimi figli; e  spingendo, così, il marito ad assumere sul lavoro comportamenti  spregiudicati per permettere ai suoi famigliari un tenore di vita sempre più alto. È interessante riportare una sintesi di questo discorso, soprattutto la parte finale. “Va bene, posso anche cambiare mestiere, ritorno a vendere pompe idrauliche, un articolo semplice, pacifico, socialmente utile, le mie 300-400.000 lire al mese le guadagno, e se pensate che un terzo della popolazione mondiale ha un reddito pro capite di 30.000 lire all’anno possiamo vivere dignitosamente, ma non con le vostre pretese: perché, vedete, le guerre non le fanno solo i trafficanti di armi, ma anche le famiglie come la vostra. Le ville, le macchine, le pellicce, gli anellini, le feste, i cavalli, la tua Jaguar (si riferisce a suo zio, interpretato da Alessandro Cutolo, l’unico che prende le difese di Pietro Chiocca, nda), e la tua dentiera nuova, smontabile, da 3 milioni e mezzo di lire, cara suocera, e tutti i cazzi che ve se fregano, sono tutte cose che costano molto e qualcuno bisogna depredare per soddisfare questi vizi: ecco perché si fanno le guerre”. Un discorso frutto dell’esasperazione e della stanchezza del personaggio, ma non privo di una sua logica.

Alcune curiosità del film: il ruolo della moglie di Chiocca fu inizialmente pensato per Monica Vitti, storica compagna artistica di Alberto Sordi. Venne anche contattata Dori Ghezzi che però, a causa di un errore del suo agente, arrivò in ritardo al provino e perse la parte, affidata a Silvia Monti. C’è il cameo dell’allora capofila mondiale del traffico d’armi leggere, Samuel Cummings. Sordi lo contattò di persona per chiedergli l’autorizzazione ad usare il suo nome nella pellicola, con l’interpretazione di Orson Welles. Il Cummings chiese in contropartita, finalizzata a un ritorno di immagine, d’interpretare sé stesso.

Riparlo di questo film di Alberto Sordi anche perché a fine febbraio 2024 è stato diramato per la prima volta in Italia il rapporto Finanza di pace. Finanza di guerra,commissionato da Fondazione Finanza Etica (Gruppo Banca Etica)e dallaGlobal Alliance for Banking on Values (Gabv), realizzato da Merian Research, società di consulenza con sede a Berlino specializzata in tematiche sociali e ambientali. Oltre 959 miliardi di dollari sono utilizzati dalle istituzioni finanziarie nel mondo per sostenere la produzione e il commercio di armi, e di questi, quasi mezzo trilione di dollari – più della metà dell’investimento totale stimato nel settore – sono forniti dagli Usa, mentre 79 miliardi provengono dai primi 10 investitori europei. Le 15 maggiori banche europee investono in aziende produttrici di armi per un importo pari a 87,72 miliardi di euro.  Un’analisi condotta da International Peace Bureau traduce il costo di specifici armamenti in beni e servizi sanitari e mostra come una fregata multiruolo europea (Fremm) vale lo stipendio di 10.662 medici all’anno (media dei paesi Ocse), un aereo da caccia F-35 equivale a 3.244 posti letto di terapia intensiva e un sottomarino nucleare di classe Virginia costa quanto 9.180 ambulanze. La metà dei fondi stanziati dai governi a livello globale per le forze armate (oltre 2 miliardi) sarebbe sufficiente per fornire assistenza sanitaria di base a tutti gli abitanti del pianeta e per ridurre significativamente le emissioni di gas serra. Nel 2023 la spesa globale per la difesa è cresciuta del 9%, per raggiungere la cifra record di 2,2 trilioni di dollari. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), lerisorse stanziate dai governi,a livello globale, per le forze armate ammontano a 2.240 miliardi di dollari, pari al 2,2% del Pil mondiale.

Tornando un attimo ad Alberto Sordi regista, questo e altri suoi film hanno trattato situazioni ancora oggi di attualità: oltre a Finché c’è guerra c’è speranza, ricordo Io e Caterina (1980), un film fanta-sociologico, non molto apprezzato dalla critica, ma che rivisto oggi fa una certa impressione per l’attualità dei temi: Caterina è infatti un robot tuttofare dalle fattezze muliebri, che finisce per provare sentimenti umani innamorandosi del padrone di casa, l’uomo d’affari Enrico Melotti, interpretato da Sordi. Melotti aveva deciso di acquistare una donna-robot per non avere più problemi nella gestione della casa e della vita quotidiana, e finisce per trovarsi una macchina sentimentale, che lo cerca al telefono e mostra gelosia verso le sue conoscenze femminili. Una storia originale e ibrida che anticipa di molti anni film basati sull’intelligenza artificiale e i gemelli virtuali: nel film Her (2013) diretto da Spike Jonze, dove Theodore Twombly (interpretato da Joaquin Phoenix) si innamora di un’interfaccia femminile puramente virtuale, la voce di un sistema operativo basato sull’intelligenza artificiale. Questo sistema doveva tenergli compagnia, ma è talmente perfetto e studiato sui suoi gusti (nella realtà fisica è scientificamente e biologicamente impossibile trovare la metà perfetta) che Twombly non può fare a meno di legarsi sentimentalmente all’entità virtuale…

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