Xavier Lombard (Daniel Auteuil) è un investigatore privato di basso livello che accetta di rintracciare il cognato scomparso del suo amico Carlos (Ciarán Hinds), uno squallido fotografo. Le sue indagini non solo lo portano in conflitto con la ferrea moglie di Carlos, Deborah (Nastassja Kinski), ma lo trascinano nell’oscuro mondo dei traffici pedofili. Quella che era una semplice indagine sulla scomparsa di una persona diventa una crociata personale ambientata tra la squallida Soho e la malavita messicana…
Il figlio perduto (The Lost Son, 1999), di Chris Menges, parte su un terreno noir hard-boiled familiare, ma il temperamento di Menges, che gioca contro gli schemi del genere, svincola la materia dalle sue basi melodrammatiche più convenzionali. Xavier Lombard è un ex detective francese che ora esercita la sua attività a Soho per spiare coniugi infedeli. All’inizio, Lombard si propone come uno che attraversa l’esistenza senza dare molta attenzione alle ramificazioni emotive del suo lavoro. Quando uno di questi mariti viene sorpreso in fragrante, gli dice: “Non sei una persona molto gentile”. E lui lo guarda come se provenisse da un’altra galassia. Un giorno, Lombard incontra Carlos, un tempo poliziotto e vecchio amico di Parigi, che lo mette in contatto con una famiglia benestante che ha bisogno di un aiuto per localizzare il figlio, Leon Spitz, improvvisamente scomparso. Mentre indaga sulla scomparsa, incontra la ragazza di Leon che ignora dove si trovi, tranne per il fatto che le ha consegnato una videocassetta… come ricordo. Il nastro, intitolato La bella addormentata, ben presto si trasforma da fiaba a incubo quando compaiono le immagini sconvolgenti di un ragazzino violentato da un uomo più anziano. Lombard scopre che la scomparsa di Leon potrebbe essere collegata al suo impegno nel salvataggio di ragazzi da un giro di prostituzione.
Tutti i film precedenti di Chris Menges regista parlano di bambini e adulti che cercano di risolvere vari conflitti familiari. Dopo The Lost Son non ne ha più diretti. Direttore della fotografia britannico di opere tra loro sorprendentemente diverse – come Local Hero (id., 1983) di Bill Forsyth, Urla del silenzio (The Killing Fields, 1984) e Mission (id., 1986) di Roland Joffé, Michael Collins (id, 1996) e Triplo gioco (The Good Thief, 2002) di Neil Jordan -, quando si dedicò alla regia, il suo lavoro non solo si è distinto rispetto a quello dei registi per cui aveva lavorato, ma a volte addirittura li ha superati. E pur tuttavia i suoi film sono stati in gran parte dimenticati. Dopo essere stato giustamente celebrato al Festival di Cannes con il suo debutto alla regia Un mondo a parte (A World Apart, 1988), su una giovane donna che fa i conti con i suoi genitori attivisti politici durante gli anni dell’apartheid in Sud Africa, i suoi film successivi sono caduti nell’oblio.
CrissCross (1992) è la storia lucidamente sobria di una madre single (Goldie Hawn) a Key West, in Florida, nel 1969, che si dedica allo spogliarello per mantenere suo figlio Chris (David Arnott). Quando scopre ciò che sua madre è costretta a fare, il ragazzo entra in un giro di traffico di droga per guadagnare abbastanza soldi in modo che lei possa smettere. Un padre in prestito (Second Best, 1994) ha una trama ancora più forte, raccontando di uno scapolo di mezza età (William Hurt) nel Warwickshire, in Inghilterra, che adotta un ragazzo abusato e disturbato (Chris Cleary Miles), un bambino arrabbiato che non desidera avere un altro padre. Tre grandi film fallimentari al box-office. Infine, questo The Lost Son che è diventato un “film perduto”, introvabile in home-video.
Il figlio perduto non parla realmente dello scomparso Leon Spitz, né si occupa delle famiglie. Si concentra sui bambini che scompaiono, catturati dai predatori e sottoposti alla prostituzione più brutale. Data la natura altamente incendiaria dell’argomento, Menges enfatizza adeguatamente l’orrore. Ma lo fa minimizzando il suo impatto viscerale e illustrandoci i mezzi attraverso i quali prospera questo business tanto lurido quanto redditizio. Adottando questo approccio equilibrato, il terrore agisce sotto la superficie concentrando l’attenzione del pubblico sulla ricerca di Lombard per arrivare all’origine dell’organizzazione criminale. Per tutto il film, Menges satura lo schermo con immagini inquietanti di bambini innocenti e dimenticati dei quali si fatica a dimenticare i volti. In una scena particolarmente scioccante, e adrenalinica, Lombard percuote il rapitore fino a fargli perdere i sensi e la sua giovane e silenziosa vittima sale a cavalcioni sul corpo immobile e gli urina addosso. Daniel Auteuil interpreta un uomo emotivamente distrutto ma capace di canalizzare la sua rabbia e la sua amarezza come forza trainante raggiungere la redenzione. Lombard è consapevole che non può smantellare la complessa macchina della corruzione, ma può fare il possibile per scalfirla. Mentre la sceneggiatura di Eric e Margaret Leclere e Mark Mills ha una struttura piuttosto convenzionale (con una conclusione facilmente prevedibile), la scrittura snella consente a Menges di muoversi agilmente e agli attori di riempire gli spazi. Sebbene abbia un ruolo secondario, Nastassia Kinski nei panni della sorella problematica di Leon riesce ad offrire una prestazione complessa. Anche Ciarán Hinds fa miracoli nei panni di Carlos, silenziosamente ambiguo, mentre sta al fianco di Lombard che allontana continuamente la famiglia che lo ha assunto. Bruce Greenwood, che interpreta il boss messicano che sta dietro al traffico infame, è un viscido dall’approccio paterno di grande efficacia. Mentre veste e nutre i bambini nella sua fattoria, unendosi anche allegramente a loro in una partita di calcio, i piccoli non hanno idea di quali siano i suoi piani per loro. Fondamentali Billy Smyth e Hemal Pandya i due bambini chiave della vicenda, che il trauma ha ridotto al silenzio, finché non arrivano a parlare nell’unico modo per loro possibile.
Chris Menges esprime un “cinema di genere” che non rispetta gli schemi. La trama è un’ancora che gli permette di approfondire temi complessi con un approccio essenziale che paga dividendi drammatici enormi. Per questo motivo, The Lost Son è uno dei film più onesti e avvincenti su uno tra gli argomenti più sordidi.
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