Ad ascoltare l’antico adagio Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, la festa che ci aspetta non pare propriamente adatta al cinema, alla scoperta e riscoperta di buoni film. Il rito collettivo che implica, vuole l’esterno, la gita fuori porta, il pic-nic.
Ad ogni modo qui, dalle parti di Assonanze.com, ostinati come pochi, insistiamo e anche per Pasqua proponiamo non uno, ma addirittura una carrellata di film. Ovviamente in tema con il periodo.
La vita di Gesù di Nazareth, in particolare i drammatici episodi conclusivi, ha esercitato un’attrazione continua e incessante sul grande schermo, diventando uno dei soggetti più ripetuti e insistiti della storia del cinema. in fondo, non poteva essere altrimenti, dal momento che le storie sacre, tanto quelle evangeliche quanto quelle dell’Antico Testamento, hanno sempre avuto, sin dalla notte dei tempi, attraverso le arti figurative, un gigantesco impatto visivo sulla nostra cultura.
In altre parole il cinema è stato, in età contemporanea, la collocazione naturale della rappresentazione della vita di Cristo.
A dimostrarlo, una nutrita filmografia, che conta film diversissimi tra loro, capolavori e opere più discutibili, prodotti filologicamente perfetti e pellicole dissacranti.
La filmografia che proponiamo in questa sede è nel numero di otto opere, scelte secondo un criterio – certo opinabile – di “importanza”. Vale a dire che abbiamo scelto otto film che a nostro avviso si sono maggiormente radicati e nella storia del cinema e nell’immaginario collettivo.
Andando in ordine cronologico, lasciando stare il monumentale Ben Hur, che pur essendo ambientato ai tempi della Passione non è incentrato sulla figura di Cristo, il primo film che vogliamo ricordare è del 1961, diretto da Nicholas Ray (il regista di Gioventù bruciata per intenderci). Si tratta del kolossal prodotto dalla MGM Il Re dei Re, prima importante produzione hollywoodiana dedicata alla vita di Gesù (in realtà nel 1927 c’era stato un film omonimo del grande Cecil B. De Mille, ma non aveva lasciato tracce significative). Al di là di alcune concessioni abbastanza gratuite allo spettacolo, il film di Ray, pure nelle sue libertà interpretative (in particolare il grande peso dato alla figura di Barabba), ha finito per costruire una sorta di paradigma della rappresentazione di Cristo al cinema, tanto da imporsi come principale termine di paragone per la maggior parte dei film a venire.
Nel 1964 è la volta de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, pura poesia, film grandioso, mistico e poverissimo, a nostro avviso (ma non solo nostro) il più importante capolavoro mai girato sul tema. Per questo, rimandiamo direttamente all’ampia trattazione che gli abbiamo dedicato mesi fa in questo articolo.
Appena un anno dopo, 1965, il regista americano George Stevens proponeva La più grande storia mai raccontata, con Gesù interpretato da Max von Sydow. Di fatto, l’opera di Stevens è l’esatto contrario di quella di Pasolini. Tanto povera e ieratica, in un bianco e nero che si pone come la quintessenza del misticismo quella di Pasolini, quanto oleografica, colorata e ambiziosa quella di Stevens. Un’opera gigantesca di quattro ore e mezzo che non rispecchia assolutamente le ambizioni di partenza. Un film affatto riuscito, ma che riuscì lo stesso a influenzare la futrura iconografia filmica sulla Passione.
Nel 1973 invece, è la volta di un musical a dir poco leggendario: Jesus Christ Superstar di Norman Jewison. Originariamente opera teatrale, scritta da Andrew Lloyd Weber e Tim Rice, il film ne seppe potenziare tutti i punti di forza, a partire dalla natura rock, vibrante ed energica, impregnata di suggestioni hippie che però, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non tradiscono affatto la sacralità del soggetto. Al contrario, in qualche modo misterioso e inafferrabile, finiscono per esaltarle.
Al Gesù cantante di inizio decennio si contrappone nel 1977 quello più tradizionale, forse il più iconico e tradizionale dell’intera filmografia, di Franco Zeffirelli: Gesù di Nazareth, colossale sceneggiato televisivo (ridotto per il cinema) che però non guadagnò mai il successo della critica. In compenso, la risposta del pubblico fu a dir poco clamorosa, al punto da eleggerlo il film per eccellenza sulla vita di Cristo.
Nel 1979, ecco arrivare la prima vera parodia. L’irresistibile, e geniale, Brian di Nazareth firmato dai mitici Monty Phyton, e tutto basato sullo scambio di identità tra lo sventurato Brian e il Messia. Un’opera capace di mettere in ridicolo estremismi e fanatismo, liberatoria e necessaria, tutt’altro che blasfema.
Più problematica è la provocazione di Martin Scorsese con L’ultima tentazione di Cristo del 1988. William Defoe offre un’interpretazione del Messia a dir poco straordinaria, proponendo un Cristo fragile e ossessionato dai dubbi, del tutto antidogmatico. Un film divisivo che, ancora oggi, è capace di scatenare dibattiti, perplessità e autentiche indignazioni.
A proposito di dibattiti, è, per tutt’altro verso, ancora aperta la discussione attorno a La passione di Cristo di Mel Gibson, ferocissima rappresentazione ultra realistica del martirio subito dal Messia. Un mix di violenza e squarci visionari problematico come e forse più delle suggestioni di Scorsese. Due film che, per motivi opposti, presentano grandi regie ma finiscono per dividere e turbare.
E voi, quale di questi vorreste rivedere?
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