Né prologo né preliminari, il lettore si trova subito davanti al cadavere di Palomino Molero: “impiccato e infilzato al vecchio carrubo”. La scena è raccapricciante: l’uomo è stato infatti torturato e mutilato prima di essere crocifisso. Il tenente Silva conduce le indagini accompagnato dal narratore, l’agente Lituma. Palomino era un ragazzo piuttosto bello e affascinante, meccanico della base aerea militare di Piura, nonché un popolare cantante e chitarrista di bolero. Ben presto i poliziotti si rendono conto che tutto ruota attorno alla caserma degli aviatori gestita dal colonnello Mindreau. Palomino, il meticcio, ha avuto una relazione con una donna bianca: la moglie di un ufficiale? O forse la figlia? Il delitto è stato compiuto per vendetta? Sebbene il tenente Silva si lasci spesso distrarre dalle forme generose della procace proprietaria di un bar e il narratore riesca con difficoltà a imporre la sua opinione e le sue idee a causa della sua mancanza di esperienza, l’indagine procede…
Chiunque sia in cerca di una lettura piacevole e veloce, non impegnativa e di qualità, può dedicare un paio di ore a questo breve romanzo (poco più di centocinquanta pagine) pubblicato nel 1986. Mario Vargas Llosa ci ha regalato un poliziesco che già dal titolo annuncia il suo enigma: Chi ha ucciso Palomino Molero? Ma una penna così capace e prestigiosa ovviamente non può accontentarsi di trastullare il lettore con gli intrighi di un “giallo” e Vargas Llosa anima una critica sociale alle disfunzioni di un Paese che fatica a trovare il proprio equilibrio. Più che una semplice indagine, comunque molto ben costruita e ricca di suspense e numerosi colpi di scena, è soprattutto la descrizione del Perù che lo scrittore ci presenta.
Vargas Llosa ambienta il suo romanzo nel 1954, dedicando ampio spazio al Perù con i suoi usi e costumi, la sua morale, la sua estrema povertà, la sua corruzione, le sue regole non scritte, la sua povertà, i suoi problemi sociali, la sua popolazione variopinta. Una ricchezza di temi che fa da sfondo a un’indagine in cui tutti tacciono per paura di ritorsioni da parte dei potenti. Palomino dalla voce d’angelo viene pianto, ma in fin dei conti è andato incontro al suo destino per aver desiderato una donna inaccessibile, infrangendo le regole dell’ordine sociale stabilite da tempo immemorabile. Nel villaggio si sa con precisone spietata cosa fanno i gendarmi e cosa sanno e i pettegolezzi fungono da libro di cronaca. Ecco perché lo scandalo non si può reprimere, anche se i potenti cercano di minimizzarlo.
Tutto ciò costituisce il vero collante del libro, e senza dubbio la parte più interessante insieme alle magnifiche descrizioni dei “ristoranti” e degli alberghi della campagna, che sembrano più taverne e soffitte riconvertite…Il tutto ci viene presentato con una grandissima dose di umorismo (nonostante l’argomento piuttosto serio) che strappa qualche largo sorriso al lettore. Anche la psicologia dei due personaggi principali, il sergente Lituma e il suo superiore il tenente Silva, è particolarmente ben tratteggiata e molto dettagliata: i loro pensieri ci vengono descritti con precisione e alla fine del libro non hanno più segreti per il lettore.
Allora chi ha ucciso Palomino Molero? Ebbene è il destino, l’indifferenza di Dio verso i poveri e gli umili, i suoi occhi chiusi davanti alle turpitudini dei potenti. Mario Vargas Llosa colloca il romanzo quarant’anni prima della sua pubblicazione, per descrivere il sistema della colonizzazione peruviana. Una borghesia bianca, proprietaria e militare, domina una classe contadina di razza mista, povera e disordinata in una contrapposizione che alimenta l’opposizione tra la miseria di una popolazione lasciata a sé stessa e l’opulenza ostentata dei poteri costituiti.
Nella visione di Vargas Llosa, l’origine dei problemi socio-economici del suo paese.
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