Il famoso romanziere Morlar (Richard Burton) è in coma in seguito ad un’aggressione. L’ispettore Brunel (Lino Ventura) conduce le indagini e incomincia a conoscerne la personalità grazie alle confidenze della sua psichiatra (Lee Remick). Il romanziere è un uomo sofferto fin dalla prima infanzia, perché convinto di poter produrre catastrofi con la semplice forza del suo pensiero. I vari flashback che raccontano le calamità legate alla sua vita (morte della tata, decesso dei suoi genitori, incendio nel suo college, dipartita della moglie, ecc.) suggeriscono infatti che sia stato Morlar a causare questi eventi grazie ai suoi poteri telecinetici. Reso folle da questa vita, Morlar è oggi pieno di odio e crede di essere impegnato in una missione punitiva contro l’uomo, la società e persino Dio. Causa enormi disastri come lo schianto di un aereo o la distruzione di una cattedrale. Spaventato dalla minaccia che rappresenta, la sua psichiatra cerca di sopprimerlo (ci aveva già provato col primo tentativo di omicidio, che ha ridotto in coma di Morlar). Ma anche in coma e immobile nel suo letto d’ospedale, Morlar continua a rappresentare una minaccia. Promette la distruzione di una centrale nucleare, una possibile fine del mondo…
Quasi contemporaneamente a Fury (The Fury, 1978), di Brian de Palma, e poco prima di Scanners (id., 1980) di David Cronenberg, Il tocco della medusa (The Medusa Touch, 1978), di Jack Gold (tratto dal romanzo di Peter Van Greenaway), dà il suo ulteriore contributo al filone dei film sulla telecinesi. Stessa idea: gli esseri umani sono dotati di poteri psichici che agiscono sulla realtà (spostare oggetti a distanza, far esplodere una finestra). Stessa paura: i loro pensieri possono uccidere. Il film franco-britannico di Jack Gold, ben fatto, non ebbe successo nonostante un cast tecnico di primissimo livello. Probabilmente il pubblico non accettò la disperazione, amarezza e odio che emanava questo film nichilista.
Gold era soprattutto un regista televisivo, noto per la sua visione marxista e animalista (girò un documentario contro la caccia alla volpe), che quindi frequentò il cinema non come professione di base, ma alternando liberamente il piccolo al grande schermo. Era un regista schivo ma sensibile, molto ammirato dagli attori per la sua attenzione alle motivazioni interiori dei suoi personaggi e la sua preoccupazione per la ricerca della verità. Se i suoi film non hanno mai raggiunto il livello dei suoi migliori lavori per la televisione, va detto che i suoi lavori televisivi sono stati talvolta assolutamente straordinari. Oltre a The Medusa Touch, vanno comunque ricordati L’abbraccio dell’orso (Who?, 1973), con Elliott Gould, struggente vicenda umana ambientata durante la “guerra fredda”; L’uomo venerdì (Man Friday, 1975), con Peter O’Toole nei panni di Robinson Crusoe; La battaglia delle aquile (Aces High, 1976), avvincente rievocazione degli aviatori inglesi della “Royal Flying Corps” durante la Prima guerra mondiale, con un cast stellare: Malcolm McDowell, Christopher Plummer, John Gielgud, Trevor Howard, Ray Milland.
Anche se il vero tema de Il tocco della medusa prende forma da altro. Tre flashback evocano l’infanzia di Morlar. Nel primo la sua tata si diverte a terrorizzarlo leggendogli storie orribili la sera prima di andare a letto. Spaventato, il piccolo Morlar, affetto da morbillo, desidera che la sua nutrice muoia. Il giorno dopo l’infermiera prende il morbillo e muore. Il secondo flashback mostra il piccolo Morlar umiliato dalla madre e disprezzato dal padre. Durante un picnic sul bordo di una scogliera, il piccolo Morlar osserva da lontano i suoi genitori che passeggiano e desidera vederli morire. Saltano i freni, e un’auto sfreccia verso i genitori e li lancia nel vuoto. Nel terzo flashback il piccolo Morlar è maltrattato da un insegnante. La sera stessa, il college brucia, portando con sé questo insegnante. Ecco tre situazioni in cui il desiderio di uccidere provoca la morte. Tuttavia, immaginare la morte di qualcuno, desiderarla con spirito di rabbia o di vendetta, non ha nulla a che vedere con l’atto di uccidere. Ma si può condannare per un’intenzione? Pensare male significa agire male? Quale conseguenza per l’individuo che confonde pensiero e azione? La risposta è sempre la stessa: errore, follia, morte. Ne Il tocco della medusa, Morlar è diventato un essere pazzo e distruttivo a causa del suo sprofondare nel nichilismo. Nei tre flashback, il piccolo Morlar non manifesta apertamente poteri telecinetici: la governante può aver preso il morbillo perché era a contatto con il bambino, il freno dell’auto forse era fissato male (non si vede nemmeno il pedale o la leva che si muove da sola), il college avrebbe potuto incendiarsi a causa di un incidente. È questa ambiguità che crea interesse. Si può supporre, fino alle ultime battute del film, che Morlar – intellettuale anarchico – non possieda alcun potere telecinetico, che il caso gli abbia fatto credere il contrario, facendolo totalmente impazzire. Il protagonista, quindi, può essere visto come un personaggio dotato di poteri sovrumani oppure come un “semplice” paziente psicotico. È questa ambiguità che dà sostanza al film, che lo rende spaventoso, e gli garantisce la sua originalità in una costruzione di grande forza drammatica.
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