Vicino al laghetto ghiacciato di Gorky Park, a Mosca, vengono ritrovati tre corpi orribilmente sfigurati da cui l’assassino si è premurato di eliminare ogni possibile traccia che potesse portare a un’identificazione. Il mistero si infittisce quando sulla scena appare – subito dopo la polizia criminale – il KGB: l’arrivo della famigerata polizia segreta non è certo di buon auspicio per il funzionario della milizia Arkadij Renko (William Hurt) incaricato delle indagini. Come se non bastasse, la tenue pista che Renko inizia a seguire si intreccia con il destino di una bella giovane donna di cui si innamora (Joanna Pacula) e di un uomo d’affari americano (Lee Marvin) tanto potente quanto spietato. La pericolosa indagine condurrà Renko in Svezia, addirittura oltrecortina, chiamando il funzionario a una dolorosa e inevitabile scelta…
Tratto dall’omonimo romanzo di Martin Cruz Smith pubblicato nel 1981, Gorky Park (1983) è senz’altro il film più riuscito tra tutti quelli diretti da Michael Apted. La sfida principale del sottogenere del police procedural è soprattutto, a mio avviso, quella di mantenere il ritmo della narrazione e Gorky Park, che rientra a buon diritto in questo filone, esce in questo senso trionfatore. Provare per credere. La vicenda prosegue incalzante senza una pausa di troppo che avrebbe spezzato l’incantesimo e senza perdersi in inutili particolari romantici, speculazioni, dettagli o spiegazioni. Va riconosciuto al regista, un “piccolo autore” che non ha certo lo stile roboante e barocco di un De Palma o un Cimino, di rivelarsi qui in stato di grazia e di saper maneggiare con grande destrezza materiale in qualche misura inedito.
Sì perché Gorky Park fu a suo modo un evento, diventando il primo film anglosassone che sposava completamente il punto di vista russo. Apted sfrutta in pieno l’occasione, riuscendo ad arricchire l’indagine di un fascino peculiare in una Mosca che risulta iperrealistica, sebbene ricreata in Svezia e Finlandia per l’ovvia opposizione delle autorità sovietiche a concedere alla produzione hollywoodiana le necessarie autorizzazioni per girare. Bettole e saune, grandi alberghi e izbe, vodka e vino da quattro soldi e ancora neve, belle donne, palazzi dalla rigida architettura sovietica e interni squallidi, Gorky Park è un ottimo compendio di tutti i luoghi comuni sulla Russia del tempo.
Con grande acume il film propone un’intelligente riflessione sulla libertà senza diventare uno stolido trattato anticomunista. Intelligente e disincantata perché sembra sia soprattutto la corruzione a unire sovietici e americani e solo Remko e il suo improbabile aiutante americano (Brian Dennehy, nei panni di un poliziotto giunto dagli Stati Uniti per vendicare il fratello) sembrano onesti. Una visione tutt’altro che manichea che coglie l’aria da fine impero evidenziata anche dall’eco musicale di James Horner che piazza qui e là brani di musica rock occidentale e una versione della Marsigliese da parco dei divertimenti. Esiste una possibile salvezza in questo desolante scenario dominato da cinismo e prostituzione morale? La bella Irina dopotutto riesce a scappare, così come gli zibellini che Renko fa uscire dalle gabbie nella campagna svedese: ma il commercio delle pelli è ancora monopolio russo e il parallelismo sembra suggerire come anche la conquistata libertà di Irina sia in realtà solo apparente…
Il cast di questo piccolo gioiello è estremamente azzeccato. Il bravissimo William Hurt – star del cinema degli Ottanta – nel ruolo di Renko riesce a essere dinamico, distinto, quasi presuntuoso nella sua tenacia e orgoglioso nella sua modestia. In una parola: superbo! La sua interpretazione rende questo poliziotto una persona particolare, fredda, a volte volutamente accecata dal dovere, che sublima i suoi sentimenti nella sua professione, finché questo caso non lo sconvolge completamente. Alla fine di Gorky Park ci rendiamo conto che non è la soluzione che conta, ma ciò che il caso stesso ha costretto le persone a scoprire di sé stesse.
Joanna Pakula, una giovane attrice polacca al suo primo ruolo occidentale, è bella e vulnerabile, con i suoi occhi costantemente spalancati. Come esule bloccata a Parigi quando il suo teatro di Varsavia fu chiuso dalla legge marziale polacca. non deve fingere la sua paranoia riguardo allo stato. Nella parte del cattivo, il monumentale Lee Marvin tratteggia un personaggio violento e spietato perfetto per il suo physique du rôle.
Chiunque se lo fosse perso, corra ai ripari: Gorky Park è disponibile su Amazon Prime Video e offre ancora oggi due ore di cinema di assoluto livello.
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