Co-scritto e diretto da Michael Berry, Frontera (id., 2014) è un thriller ambientato in Arizona, al confine con il Messico. La storia coinvolge un ex sceriffo (Ed Harris) la cui moglie (Amy Madigan) muore durante una sparatoria in cui tutti incolpano un clandestino (Michael Peña) che non ha nulla a che fare con questa spirale di violenza. Consumato dal dolore e dalla rabbia, Harris tornerà ufficiosamente in servizio, disgustato dall’incompetenza del suo successore, che agisce con colpevole reticenza…

Prodotto con sobrietà, perfettamente sceneggiato nella progressione delle tematiche e nell’empatia che proviamo per i protagonisti, Frontera acquista slancio e riesce a inserire un numero impressionante di eventi nella sua durata relativamente breve. Il risultato è un film intenso, toccante, che non evita nessuna situazione e dipinge un quadro terribile della vita dei migranti sfruttati e maltrattati dai “coyote”, veri e propri predatori che non hanno più nulla di umano. Il film deve molto ad Harris, emaciato e consumato nel ruolo di un uomo solitario, silenzioso e testardo. Peña è notevole nel ruolo di un bravo ragazzo, pacifico e coraggioso, Eva Longoria sorprende nel ruolo di una moglie che attraversa una dura prova. Nella quindicina di film che ha realizzato fino ad oggi, insieme al marito Ed Harris, Amy Madigan appare solo brevemente all’inizio, ma in un ruolo cruciale.

Passato sotto silenzio al momento della sua uscita, Frontera è un’opera semplice, sincera e generosa, senza alcuna traccia di sentimentalismo, che merita di essere scoperta, anche se tardivamente. E proprio l’ultima sequenza chiude il film con una suspense insostenibile e un colpo di scena finale – sicuramente un po’ manipolativo – che fa venire voglia di applaudire.

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