La nascita del cinema viene fatta risalire ufficialmente alla presentazione dell’apparecchio brevettato dai fratelli Lumière in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di immagini distinte, impresse su una pellicola stampata con un processo fotografico, in modo da creare l’effetto del movimento. Era il 28 dicembre 1895, di lì a poco si sarebbe entrati in quello che sarebbe stato l’anno dei primi Giochi Olimpici dell’età moderna. Inevitabile quindi che sarebbe sorto un legame molto forte tra l’evento sportivo per eccellenza e la forma d’arte più caratterizzante del XX secolo: il primo film ufficiale dei giochi è stato girato nel 1924 per la kermesse invernale di Chamonix mentre il più celebre è senz’altro il controverso Olympia di Leni Riefenstahl, realizzato in occasione di Berlino 1936.

Altre Olimpiadi in terra tedesca, quelle di Monaco 1972, non furono altrettanto fortunate dal punto di vista cinematografico. Il documentario ufficiale dei giochi Ciò che l’occhio non vede (Visions of eight) si proponeva di inserire un elemento di originalità nella tradizione del cinema “olimpico” attraverso le personali letture del gesto sportivo e atletico da parte di otto tra i migliori registi del panorama internazionale dell’epoca. Vennero così chiamati a dare il loro contributo il giapponese Kon Ichikawa, il francese Claude Lelouch, il russo Jurij Ozerov, l’americano Arthur Penn, l’inglese John Schlesinger, lo svedese Mai Zetterling, il tedesco Michael Pfleghar e il cecoslovacco Miloš Forman.

Un progetto ambizioso e intelligente, che ha consentito a ciascun regista – sebbene limitato nella durata del proprio segmento (gli episodi variano da un minimo di 5 a un massimo di 20 minuti) – di raccontare l’evento secondo il personalissimo punto di vista. Così, ad esempio, Ozerov si concentra sulla tensione dell’attesa che precede la competizione e Zetterling sula dedizione ossessiva per la loro disciplina degli atleti del sollevamento pesi, Pflegar rende omaggio alla presenza femminile e Lelouch agli sconfitti, ma tutti i cineasti in generale filmano un evento attraverso la propria visione personale della competizione, privilegiando l’umorismo, la sofferenza o la cinematica dei corpi in movimento.

A spiccare, è soprattutto l’episodio di Forman. Il suo Decathlon è un’ironica lettura che decostruisce tutta la pomposità e la retorica della manifestazione e l’attenzione del regista è rivolta, più che alla colossale macchina organizzativa, alle singole figure degli organizzatori, che appaiono come officianti grotteschi di un rito insensato. I tredici minuti di Decathlon sorprendono così un dirigente addormentatosi in tribuna dalla noia, mostrano gli interventi ironicamente velocizzati o rallentati dei suoi colleghi, con un montaggio che combina lo spettacolo sportivo con inquadrature da club o sala da concerto bavarese che collocano l’evento sportivo in un contesto sociale allargato. Gli eroi di Forman sono sempre più stanchi e soffrono in modo evidente durante le loro prestazioni, perseguitati da lapsus inaspettati, fino a giungere all’arrivo sull’orlo di un collasso fisico. Tutto questo su uno sfondo musicale molto vivace, elemento trainante della narrazione nonché fattore caratterizzante dell’episodio, dove convivono jodel e campane delle vacche ma anche da brani classici, come nel finale dove spicca l’ironico utilizzo dell’Inno alla Gioia di Beethoven.

Presentato al Festival Internazionale del Cinema di Cannes in prima mondiale nel 1973, questo incredibile progetto non riscosse un grande successo. Il film ha avuto, come d’altra parte tutto l’evento delle Olimpiadi di Monaco, un destino funesto. Questa festa dello sport è stata infatti rovinata dal rapimento e omicidio degli atleti israeliani da parte dei terroristi palestinesi. Forse anche per questo la pellicola Ciò che l’occhio non vede(dedicata alla memoria delle undici vittime) comparve molto sporadicamente nella distribuzione ed è rimasta eccessivamente sottovalutata sino ad oggi. 

Autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Trending