Una donna pubblica un annuncio su un giornale di Chicago, offrendo una ricompensa di 5.000 dollari a chiunque possa ottenere informazioni su come far uscire suo figlio di prigione. L’annuncio viene notato da uno dei redattori che invia dalla donna Mc Neal (James Stewart), un abile cronista, per saperne di più. Questi scopre che l’autrice dell’annuncio, Tillie (Kasia Orzazewski), ha trascorso undici anni della sua vita a pulire i pavimenti, risparmiando ogni centesimo per raccogliere questi $ 5.000. Poiché la vicenda assume un interesse umano generale, il giornale decide di lanciare una campagna per la liberazione del figlio. McNeal va alla prigione di stato e ha un colloquio con Frank Wiecek (Richard Conte); è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di un agente di polizia durante un furto in un negozio di alimentari. Wiecek continua a ripetere di essere stato accusato ingiustamente e che il giorno del furto era a casa con la moglie. L’accusa si basava sul fatto che era stato identificato da una donna di nome Wanda Skutnik (Betty Garde) che presumibilmente lo aveva visto sulla scena del crimine. Inizialmente scettico, McNeal fa fare a Wiecek un test della macchina della verità e l’esperienza è favorevole al prigioniero. Poi il giornale pubblica un’intervista con l’ex moglie e il figlio di Wiecek, con le loro foto in prima pagina, preoccupando terribilmente l’uomo, che insiste perché il giornale lasci perdere la questione, temendo di compromettere il futuro di suo figlio. Ma McNeal è ormai convinto della sua innocenza e prosegue imperterrito sulla sua strada…
La fabbrica dei sogni di Hollywood non solo sa adattare affascinanti storie per adulti sul grande schermo, ma sa anche descrivere ciò che accade ai margini della società, prova dell’adattabilità dei più grandi studi cinematografici del mondo. Chiamate Nord 777 (Call Northside 777, 1948) appartiene a questo genere di e il suo realismo sociale minimalista affascina per la sua insolita complessità: accanto ai prestiti da film su gangster, detective, tribunali e giornalisti, strategie quasi documentaristiche assicurano l’autenticità e la credibilità della storia. I luoghi delle riprese sono stati accuratamente selezionati, gli ambienti sono descritti con grande accuratezza e adattati a un contesto storico che sottolinea l’integrità dell’insieme. All’inizio del film, l’annuncio che ci ricorda che la storia è basata su eventi reali non potrebbe essere più credibile.
Infatti Chiamate Nord 777 si ispira ai fatti realmente accaduti del cosiddetto “affare Majczek e Marcinkiewicz”, in cui l’indagine condotta da un giornale contribuì effettivamente a scagionare un innocente condannato per l’omicidio di un agente di polizia e rimasto in prigione per 11 anni. La forza del film sta nel confronto del giornalista con le forze dell’ordine e il sistema giudiziario per il quale il caso legale è chiuso. A ciò si aggiunge la corruzione che regnava nella polizia al momento dei fatti (durante il proibizionismo), e il trascorrere del tempo con testimoni che morivano o sparivano.
Con il mestiere che gli è proprio, il regista Henry Hathaway sceglie di costruire il suo film come un reportage con una voce fuori campo che non appartiene a nessuno dei personaggi che appaiono sullo schermo. La produzione del maestro americano è asciutta, senza abbellimenti. Il che gli permette sicuramente di risparmiare sulle ambientazioni naturali ma soprattutto di mantenere la tensione durante tutta la difficile inchiesta del giornalista. L’illuminazione appare molto realistica, utilizzando fonti di luce naturale (una lampada da terra, una lampada da comodino, ecc).
Ovviamente James Stewart è eccezionalmente testardo e preciso e la sua vittoria simboleggia certamente una conquista giudiziaria, ma ancor più il trionfo di un uomo che si è trovato solo di fronte all’apparato statale. Il suo iniziale cinismo, interessato solo a argomenti per possibili buoni articoli, diminuisce man mano che si convince dell’innocenza di Wiecek. In una parte che sembra costruita su misura per lui, lo spettatore finisce per credere fermamente nel suo carattere di giornalista, mentre i fantastici duetti con Lee J. Cobb introducono un po’ di umorismo nelle scene di transizione, di cui beneficia tutta l’impianto narrativo.
Visto oggi – il film è disponibile gratuitamente su YouTube – forse Chiamate Nord 777 ha qualche difettuccio, soprattutto nel ritmo e nella trama non sempre impeccabile. Limiti superabilissimi nell’ora e cinquanta di indagine dell’integerrimo Jimmy, in una messa in scena fotografica espressiva e naturalistica di gran classe: Joseph MacDonald gioca con luci e ombre, forti contrasti, composizioni verticali, strutture a griglia e reticolo e viste dall’alto, per generare brillantemente una sensazione opprimente e claustrofobica. L’altro vero punto di forza di questo noir atipico.
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