Ferito durante la Seconda Guerra Mondiale, George Taylor (John Hodiak) viene curato a Honolulu ma rimane affetto da amnesia. Guarito e dimesso si reca in California per cercare di ricostruire il suo passato di cui gli resta solo la lettera di una donna piena di rancore nei suoi confronti. Chi era prima del ricovero in ospedale? L’uomo recupera una valigetta in cui trova una pistola e una lettera firmata da un certo Larry Cravat. Continua le sue indagini in una discoteca dove, minacciato, si rifugia nel camerino di Christy (Nancy Guild), una giovane artista. Si occupa poi di lui il pericoloso Anzelmo (Fritz Kortner), una sorta di gangster che vuole sapere dove si trova il misterioso Larry Cravat. Nel frattempo John (Whit Bissell), il barista con cui George ha parlato, è trovato morto. Il proprietario del locale Mel Phillips (Richard Conte) viene coinvolto da Christy nella vicenda e consiglia a George di confidarsi con il tenente Kendall (Lloyd Nolan). George accetta e durante l’incontro con il poliziotto scopre che Cravat, un investigatore privato coinvolto in un affare di fondi nazisti, è scomparso con due milioni di dollari. È chiaro ora il motivo per cui tutti lo cercano, ma le tracce dell’uomo lasciano una scia di sangue…
Diretto da Joseph L. Mankiewicz nel 1946, Il bandito senza nome (Somewhere in the night) colloca la figura del detective privato nel quadro dei film sugli amnesici. La sua forma si basa sulle trascrizioni visive dell’angoscia di un uomo senza memoria che cerca l’individuo capace di illuminarlo sul suo passato, salvo poi scoprire con stupore (ma con relativa sorpresa per lo spettatore) che colui che vuole trovare altri non è che sé stesso e che la sua precedente identità corrisponde a quella di un investigatore privato sospettato di furto e omicidio. Il bandito senza nome è il secondo film del regista, che aveva esordito pochi mesi prima con Il castello di Dragonwyck (Dragonwyck). Interessato al soggetto del film propostogli dal produttore Anderson Lawler, Mankiewicz decise di dirigerlo: non stupisce che questa storia di un uomo alla ricerca della propria identità abbia affascinato il futuro regista di Lettera a tre mogli, Eva contro Eva e La contessa scalza, che ha sempre voluto mostrare la verità oltre le apparenze.
Sebbene fortemente rappresentativo di certi aspetti del cinema hollywoodiano del dopoguerra con il suo eroe veterano, ferito, affetto da amnesia, che torna a casa, Il bandito senza nome presenta anche forti elementi di originalità. Innanzitutto la ricerca dell’identità perduta catapulta il protagonista in un universo crepuscolare, popolato da individui pericolosi, e nel quale la sua vita è costantemente in pericolo. Il fatto che le prime inquadrature siano state girate con una telecamera in soggettiva, con lo spettatore che si ritrova improvvisamente al posto dell’eroe, contribuisce fin dall’inizio a inquietarlo.
La recitazione mai sopra le righe di John Hodiak facilita l’identificazione dello spettatore medio con questo veterano, anch’esso piuttosto comune. L’attore, che venne favorito dalla particolare situazione creatasi allo scoppio della guerra perché le case cinematografiche erano alla ricerca di giovani primi attori non impegnati al fronte (Hodiak era stato esonerato dal servizio per ipertensione), bissò qui il successo di Prigionieri dell’oceano (1944) di Hitchcock che gli aveva dato popolarità. Più sfumata e meglio riuscita l’interpretazione di Nancy Guild, che nelle intenzioni della Fox doveva diventare la nuova Gene Tierney. Allo stesso modo, la presenza di Fritz Kortner, famoso attore del cinema muto tedesco, contribuì con la sua fisicità e ruvidezza alla credibilità del personaggio di Anzelmo.
Al di là delle scene classiche del film noir – e dei suoi inevitabili riferimenti al secondo dopoguerra – così come della tensione notturna e crescente specifica del genere, Mankiewicz si concede alcune divagazioni fantastiche, riflessioni sul periodo travagliato che filma e sul disordine morale che invade lo schermo. Non appiattisce il genere, gli dà un’ampiezza quasi metafisica: l’amnesia e la ricerca hanno alterato la natura umana di George e hanno rappresentato la sua penitenza. Il bandito senza nome è allo stesso tempo – almeno nella prima parte – ironico e tagliente, con un ritmo serrato nella narrazione. Un film assolutamente da recuperare, disponibile gratuitamente su YouTube.
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