Scrittore vincitore del premio Nobel. Simpatizzante nazista. Pensatore profondo. Sciocco ingenuo. Per alcuni, Knut Hamsun era un eroe, ma per la maggior parte era un miserabile e un codardo che si era venduto a Hitler in cambio di sicurezza e rispetto. Nel film biografico Hamsun, un potente lungometraggio del 1996 del famoso regista svedese Jan Troell, la tragedia della vita di Hamsun viene messa a nudo davanti alla telecamera nell’arco di 17 anni (dal 1935 fino alla sua morte nel 1952) fornendo un ritratto singolarmente sorprendente e indimenticabile di un grande uomo a cui, come a un eroe tragico, l’hybris risultò fatale. Scespiriano nel suo approccio e nella sua struttura, Hamsun ci ricorda come il genio non metta al riparo da scelte personali moralmente discutibili e come anche i grandi uomini possano essere oggetto di fragorose cadute.
Nel suo periodo di massimo splendore, Hamsun era uno degli uomini più venerati della Norvegia. Premiato nel 1920 con il Premio Nobel per la letteratura, divenne un eroe nazionale. Ma lo scrittore salutò l’ascesa di Hitler negli anni ’30 e ’40 come un baluardo contro l’imperialismo britannico e il bolscevismo sovietico e si schierò poi a favore del governo fantoccio di Quisling, compiendo anche gesti eclatanti come il dono a Goebbels della medaglia ottenuta con il Nobel e la redazione di un necrologio alla notizia della morte di Hitler. Ci fu chi sostenne che egli utilizzò il suo status di personaggio famoso per migliorare le condizioni del suo paese durante l’occupazione e ridurre la quantità delle esecuzioni. Tuttavia le sue manifeste simpatie politiche fecero sì che, negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, il suo stesso nome diventasse un anatema e nelle principali città norvegesi folle inferocite bruciassero i suoi libri in pubblico. Dopo il conflitto Hamsun, ottantaseienne, fu accusato di collaborazionismo e rinchiuso in un ospedale psichiatrico fino al 1948, quando un medico concluse che le sue facoltà mentali erano state “permanentemente danneggiate” e su tale base venne archiviata l’accusa di tradimento. Sui fiordi trovarono quindi una soluzione di compromesso degna del Belpaese, che lo stesso Hamsun indirettamente sbeffeggiò descrivendo la sua esperienza da ricoverato nel libro del 1949 Per i sentieri dove cresce l’erba, testimoniando così la sua lucidità.
Le ragioni della posizione politica di Hamsun sono un aspetto chiave di questo film avvincente. Forse la sua adesione al nazismo nasce perché, come dichiarò pubblicamente, nutriva un intenso odio per l’imperialismo britannico e credeva che la strada migliore per una Norvegia libera fosse schierarsi con la Germania? Oppure c’è stata un’influenza più personale, come la determinazione di sua moglie? Hamsun offre numerose possibilità, ma nessuna vera risposta. Il film chiarisce anche che lo scrittore, sebbene sostenesse apertamente Hitler, non riuscì a comprendere la profondità dell’antisemitismo del leader tedesco e fino a che punto si sarebbe spinto per realizzare i suoi obiettivi razziali.
Il regista Jan Troell racconta una storia senza compromessi della Seconda Guerra Mondiale con un’ampiezza epica e immagini visivamente ricche e il film risulta ben riuscito. Il suo lavoro evita nette separazioni tra il bene e il male, con Hamsun il regista racconta la storia di un uomo profondamente imperfetto che è allo stesso tempo antieroe e vittima del delirio. La trama del film inizia nel 1935, quando la passione dello scrittore norvegese premio Nobel Knut Hamsun per Hitler divenne sempre più nota a tutti. La gloria letteraria nazionale è sotto i riflettori e diventa un traditore quando parla pubblicamente a favore degli occupanti tedeschi nel 1940. Il film descrive anche il rapporto tra Hamsun e sua moglie Marie negli anni dal 1935 al 1952: entrambi simpatizzavano con i nazisti, e questo ha portato a un lungo processo contro Hamsun che è uno dei momenti salienti dei film.
Nei panni dell’anziano scrittore, Max von Sydow offre una performance come sempre impeccabile. Irritabile, distaccato, premuroso, intellettualmente astuto e, alla fine, fragile ed emotivamente rovinato, l’attore disegna il ritratto sfaccettato di un individuo pienamente realizzato. Quasi sua pari è la co-protagonista Ghita Nørby, che interpreta Marie, la moglie autoritaria e amareggiata di Hamsun. (In precedenza ha lavorato accanto a von Sydow nel film scritto da Ingmar Bergman Con le migliori intenzioni, Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1992). L’unione di Knut e Marie è tanto disfunzionale quanto può esserlo un matrimonio, e gli attori presentano in modo efficace interpretazioni complesse di personaggi uniti da feroci lotte psicologiche. Hamsun è anche uno studio psicologicamente penetrante e affascinante sul trascorrere del tempo, sulla miserie del matrimonio, sul futuro imprevisto come delusione, sul desiderio di morire che ci raggiunge durante la vecchiaia.
Lascia un commento