Durante la Prima guerra mondiale il narratore de Il testimone oculare di Ernst Weiss, un medico, lavora in un istituto psichiatrico. È lì che viene ricoverato un caporale, designato con le iniziali A.H.. Afflitto da cecità isterica, questo soldato si distingue per i suoi discorsi contro gli ebrei ma anche per il suo potere di attirare l’attenzione e di galvanizzare gli uomini che lo circondano. Interamente dedito alla sua professione, e senza dubbio un po’ spinto dall’orgoglio e dal sentimento di potere che prova di fronte al suo paziente, il medico si dedica a restituire la vista a questo A.H. che diventerà qualche anno dopo il Führer del Terzo Reich, Adolf Hitler.

Un ritratto del medico chirurgo Ernst Weiss

“La sorte mi ha assegnato una parte di primo piano nella vita di uno degli uomini singolari, che dopo la guerra mondiale avrebbero provocato in Europa violenti mutamenti e pene smisurate. Più tardi mi sono domandato spesso che cosa allora, nell’autunno del 1918, mi abbia spinto a quell’intervento, se fu sete di conoscenza, dote fondamentale per uno studioso della scienza medica, oppure una sorte di affinità con Dio, il desiderio di fare per una volta la parte del destino”1. L’incipit introduce chiaramente l’incontro con Hitler come evento determinante della narrazione, ma non certo l’unico di questo libro tanto ben scritto quanto dimenticato: il protagonista torna alla propria vicenda biografica, in particolare ai rapporti un po’ complicati che ha con i genitori e a ciò che lo ha portato a volersi dedicare alla medicina. Una vocazione che lo conduce, nel 1918, al confronto fatale con un uomo per il quale proverà sentimenti ambivalenti e che si evolveranno nel tempo. Perché, come ben evidenziato da Laura Terreni nella ricca e sintetica nota che accompagna il volume pubblicato da E/O, “il medico e Hitler sono qui varianti omologhe del medesimo archetipo psicologico (e tragico), sono entrambi personaggi dotati di hybris, di animo orgoglioso, cioè, ambizioso o ossessionato”2.

Adolf Hitler (a sinistra) con due commilitoni durante la Grande Guerra

Perché la storia non finisce quando il narratore è riuscito a restituire la vista al suo paziente. Si prosegue con l’inesorabile ascesa del nazismo e l’autore analizza poi con grande accuratezza le ragioni di questo successo, le leve che Hitler ha saputo utilizzare per unire un Paese dietro di sé e attuare la sua politica. Anche il protagonista ne pagherà il prezzo, poiché si ritroverà deportato, separato dalla moglie e sottoposto a violenze perché in possesso di una cartella clinica su Hitler piuttosto compromettente. E se il narratore sembra più spettatore (testimone oculare, appunto) che attore, il lettore saluterà con un senso di liberazione la sua iniziativa finale che lo pone al centro dell’azione.

Ernst Weiss con l’amico Franz Kafka

Attraverso il percorso allo stesso tempo emozionante e agghiacciante di questo medico e le sue domande, Ernst Weiss dipinge il ritratto di un paese e di una società ammaliati dalle capacità quasi ipnotiche di un uomo. Ne spiega le ragioni, già analizzate altrove, ma con la particolarità di chi scriveva nel 1939, quando la maggior parte dell’orrore causato da Hitler non si era ancora compiuto. Ma Ernst Weiss ha catturato la quintessenza del personaggio, che lo rende unico agli occhi del pubblico, e adotta qui uno sguardo quasi visionario che l’autore avrebbe voluto rendere ancora più vivido se è vero che “da diciotto lettere inedite a Stefan Zweig (ottobre 1938 – marzo 1940) si ha notizia di una seconda stesura del romanzo, oggi perduta, dal titolo Der Narrenkaiser (Il Kaiser dei matti), a cui Weiss lavorò per circa nove mesi e che fu terminata nel giugno 1939”3.

Il testimone oculare è l’ultimo romanzo di Ernst Weiss, una sorta di testamento spirituale concluso poco prima del suicidio dell’autore avvenuto nel 1940. Per la sua redazione, l’autore attinse ampiamente alle biografie hitleriane di Konrad Heiden e Rudolf Olden e forse beneficiò di informazioni di prima mano ricevute da Edmund Forster, lo psichiatra che curò e guarì Adolf Hitler da cecità isterica. Il manoscritto originale del libro, ritrovato dopo vent’anni, venne spedito in America e consentì la temporanea riscoperta di questo scrittore ammirato da Kafka, Mann, Roth, Hesse, Zweig ma dimenticato per molti anni nel dopoguerra. Oggi in Italia è praticamente introvabile.


1 Ernst Weiss, Il testimone oculare, Edizioni E/O, Roma, 1986 – pag. 5
2 Laura Terreni, Nota al testo, in Ernst Weiss, Il testimone oculare – pag. 195
3 Laura Terreni, Op. cit. – pag. 197

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