Lo spunto di questa intervista a Monika Szilágyi è offerto da quanto avvenuto nel pomeriggio di mercoledì 19 giugno alla libreria Centofiori di Milano. Durante la presentazione del libro di Alaine Polcz Donna sul fronte si è presentato un funzionario del Consolato Generale della Federazione Russa che è intervenuto per commentare il libro contestando la veridicità dei fatti descritti: ricordiamo che Donna sul fronte racconta l’orrore vissuto in prima persona durante le fasi conclusive della Seconda Guerra Mondiale quando l’autrice fu vittima degli stupri compiuti dai soldati dell’Armata Rossa. “Purtroppo questo libro non è un tentativo di creare l’amicizia tra i popoli d’Europa. Questo libro crea una visione faziosa e preconcetta per denigrare la Russia. La riscrittura della storia e la demonizzazione della Russia finiranno molto male” sono le parole con cui il rappresentante ha esordito nella lettura del comunicato preparato per l’occasione.

D – A distanza di quasi un mese, che eco ha avuto questo fatto?

R – Quello che è successo a Milano ha avuto una grande eco sui giornali ungheresi di opposizione perché la nostra gente non dimentica di cosa l’Armata Rossa si è resa colpevole: secondo un calcolo prudente, sono tra le 200.000 e le 400.000 le donne ungheresi stuprate, anche se alcune stime ipotizzano circa 800.000 vittime… Il grande successo della mostra organizzata dal governo Orbán in occasione del centenario della nascita della Polcz testimonia come si tratti di una ferita ancora viva nella memoria, difficilmente cancellabile.

D – In Italia invece quali sono state le reazioni?

R – Innanzitutto devo precisare come il pubblico che è intervenuto alla presentazione si sia dimostrato meraviglioso, difendendo il nostro lavoro e replicando in modo circostanziato al goffo intervento del funzionario del Consolato. Ho sollecitato una reazione anche a livello istituzionale perché ritengo inaccettabile che un paese straniero eserciti, ancora nel 2024, questo genere di minacciosa ingerenza, ma sono abbastanza pessimista sulla risposta che otterrò perché sto riscontrando in Italia un’indifferenza pressoché assoluta. Anche la maggior parte dei giornali tace su quanto successo alla libreria Centofiori e perfino le associazioni femministe con cui ci siamo messi in contatto durante la promozione del libro sembrano disinteressarsi.

D – A cosa attribuisce questo silenzio?

R – Sicuramente sono molti i fattori: innanzitutto l’ideologia, figlia dell’ignoranza, tende a distorcere quando non a rimuovere i fatti per negare la verità storica e evitare l’assunzione di responsabilità. Questo penso che sia francamente il peccato originale perché nel 2024 un intervento ufficiale di questo tipo non sarebbe possibile se non ci fosse la consapevolezza di trovare terreno fertile in certa opinione pubblica. Poi sicuramente anche la paura fa la sua parte, perché agisce come un cancro che inizia a diffondersi e a indebolire tutto l’organismo. Ma io non mi fermo fino a che non raggiungerò il mio scopo: è un mio diritto e un mio dovere e ritengo di dover essere difesa perché sono ungherese ma anche cittadina italiana e anche perché l’azione di divulgazione di editori come Anfora è da intendersi in senso più ampio come opera di libertà.

La scrittrice Magda Szabó

D – Una missione che è insita nel vostro stesso lavoro: può raccontarci qualcosa di più sulla vostra storia?

R – Edizioni Anfora pubblica letteratura moderna e contemporanea dell’Europa Centrale, con un’attenzione particolare per l’Ungheria. I nostri scrittori provengono dai paesi che hanno alimentato lo spirito dell’Impero Asburgico creando quel mondo meraviglioso e fertile che ancora oggi ammiriamo. Nasciamo nel 2004 anche per ricreare quel legame tra letteratura occidentale e centroeuropea che si era in parte smarrito all’epoca della cortina di ferro. Ci piace pensarci come un ponte letterario…

D – Il vostro è un catalogo che propone un numero circoscritto di titoli ma tutti di grande qualità

R – I nostri libri sono scelti e curati con grande attenzione, selezioniamo i titoli pensando a una biblioteca ideale che vogliamo costruire nel tempo. Abbiamo fatto conoscere autori come Magda Szabó, Dezső Kosztolányi, Imre Oravecz, siamo stati i primi a pubblicare la prosa della romena Ana Blandiana e È sempre verde di Pavel Vilikovsky, il primo romanzo dallo slovacco mai apparso in Italia. Fedeli alla nostra vocazione formativa, promuoviamo corsi di lingua ungherese e organizziamo percorsi di lettura nelle scuole affiancando i docenti e dialogando con loro per incentivare nei più giovani l’abitudine alla lettura e a comprendere il mondo che li circonda sviluppando punti di vista inediti.

Ana Blandiana

D – Cosa prevedete nell’immediato futuro? Può darci qualche anticipazione?

R – Per Natale pubblicheremo una nuova edizione de I ragazzi della via Pál, il classico della letteratura ungherese scritto da Molnár, completo delle famose illustrazioni realizzate da Károly Reich. Il libro conterrà 10 tavole a quattro colori e 30 a due colori, oltre alla prefazione della scrittrice italiana di origini ungheresi Nicoletta Sipos e a un racconto inedito dello stesso Molnár, quasi uno studio preliminare del suo celebre romanzo. Contemporaneamente verrà pubblicato anche Tempi da zingari di Tamás Jonás, con cui inaugureremo un nuovo progetto della casa editrice, una collana in cui confluiranno le prose più brevi e che si chiamerà Stille, come ci ha suggerito il nostro grande amico Alessandro Zaccuri.

Nel 2025 uscirà Il barbaro impagliato di Gergely Péterfy. Il libro di questo autore che ormai da molti anni vive a Todi ha riscosso un grande successo in Ungheria ed è stato già tradotto in Germania e in Austria. Il romanzo racconta la storia di Angelo Soliman, un nero che venne acquistato come schiavo per essere condotto alla corte asburgica: nonostante il pregiudizio settecentesco che attribuiva ai neri una minore intelligenza, Soliman seppe dimostrare una certa vivacità intellettuale e, istruito per sfida da un nobile, affermarsi nella vita culturale dell’epoca. Questo tuttavia non lo mise al riparo dal finire impagliato dopo la sua morte e esposto al museo di storia naturale: Il barbaro impagliato si sviluppa intorno alla sua amicizia con un poeta che, in quanto ungherese, condivideva con il nero il disprezzo della corte di Vienna…una vicenda che sono certa saprà appassionare il pubblico.

Gergely Péterfy

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