Dan Slater (Yul Brynner), membro dei servizi segreti americani, si reca in Europa per il funerale di suo figlio, morto in un incidente sugli sci a Saint-Anton, nelle Alpi austriache. Dovrebbe essere cieco per non concludere, visti gli indizi che subito emergono, che suo figlio è stato assassinato. Dan decide di restare a Saint-Anton e conduce le sue indagini per smascherare i colpevoli, che hanno architettato un piano diabolico ai suoi danni…
Il regista americano Franklin J. Schaffner stava vivendo un’inversione di fortuna a causa del pur intrigante Il principe guerriero (The War Lord, 1965), interpretato dal suo attore feticcio Charlton Heston, perché il pubblico aveva bocciato quest’opera ambientata nel Medioevo. Dopo un breve ritorno alla televisione (dove aveva lavorato negli anni ’50), Schaffner alla fine decise di accettare una proposta dalla Gran Bretagna. E così è nato Doppio bersaglio (The Double Man, 1967), un film di spionaggio basato su un romanzo del 1958 scritto da Henry Maxfield intitolato Legacy of a Spy .
Per perfezionare una sceneggiatura che non lo convinceva del tutto, Schaffner arrivò addirittura a interrompere le riprese per un mese. Ciò gli consentì di effettuare una riscrittura approfondita di uno script che conteneva numerose lacune. In questa produzione europea, Schaffner dirige un Yul Brynner assolutamente straordinario ma che stava ormai perdendo appeal presso il pubblico. Al suo fianco la bella Britt Ekland, ancora inesperta ma lanciata nello showbiz. Nel ruolo del cattivo manipolatore una garanzia: l’attore tedesco Anton Diffring, dotato di evidente carisma, generalmente utilizzato in composizioni naziste nelle produzioni britanniche.
In termini di trama, Doppio bersaglio ha il merito di proporre una storia per molti versi ingegnosa, valorizzata dall’accuratissima interpretazione di Yul Brynner. Gli autori hanno l’audacia di creare un protagonista piuttosto antipatico. Lungi dall’essere attraente come James Bond, la spia della CIA Dan Slater è al contrario un individuo duro e freddo che non sembra mai sopraffatto dalle sue emozioni. Ci vuole del tempo perché lo spettatore metabolizzi il carattere gelido di questo personaggio, ma questo aggiunge un piccolo tocco di originalità a un intrattenimento che complessivamente non si discosta molto dalla moda delle spie europee degli anni ’60.
Tuttavia, al film va riconosciuto il merito della sua incantevole ambientazione nel cuore delle montagne innevate del Tirolo austriaco. Così, Doppio bersaglio anticipa di due anni le sequenze d’azione di montagna di Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà (On Her Majesty’s Secret Service, 1969), di Peter Hunt, l’unico film di James Bond con George Lazenby.
È purtroppo un po’ fastidioso l’uso ripetitivo del trasparente per integrare gli attori principali nelle sequenze sugli sci in esterni, una pratica che un po’ deturpa le maestose scene d’azione girate in montagna. Anche se tutte le scene d’interni sono state girate a Londra, i set sono piuttosto riusciti e credibili.
Spettacolo certamente non innovativo ma efficace, il film si avvale di un commento musicale di Ernie Freeman che rimane nelle orecchie. Un piccolo film da riscoprire che certamente non avrebbe fatto presagire quel successo planetario come Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, 1968), che Schaffner avrebbe girato l’anno successivo rientrando a Hollywood.
Uscito nell’indifferenza generale in un’epoca in cui i film di spionaggio invadevano gli schermi, Doppio bersaglio sancì l’inizio del declino di star di Yul Brynner.
Forse l’attaccamento nei confronti di questo film da parte di chi scrive nasce dal fatto che, da bambino, fu visto insieme al padre (cosa che accadeva raramente). Ed è rimasto impresso nella mente in maniera vivida al punto che, negli anni, si è premunito di collezionare le scarse edizioni in home-video (Warner, e non solo) in vhs e dvd in varie lingue.
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