Scott (Giuliano Gemma) è il tuttofare del villaggio di Clifton, in Texas. Di padre ignoto, è considerato un bastardo ed è disprezzato da tutti tranne che da un vecchio stalliere, da un guercio e dalle prostitute. Ma il suo destino incrocia quello di Frank Talby (Van Cleef), un pistolero che lo prende sotto la sua ala protettrice per insegnargli la sua arte. Scott assiste così alla vendetta a cui Talby sta lavorando, vendetta che lo porterà ad entrare in rotta di collisione con le autorità di Clifton, immerse nella corruzione… Ma lo stesso Talby mostra una forte inclinazione per la violenza e per l’ingiustizia. Prenderà gradualmente il controllo del villaggio, con l’aiuto di Scott che nel frattempo è diventato un abile pistolero e che sembra essere sulla strada sbagliata…
Tra i vertici del western all’italiana, oggi ancora ricordato soprattutto perché il suo ottimo tema musicale di Riz Ortolani (che fa un po’ il verso a Morricone) è stato riutilizzato da Quentin Tarantino per Kill Bill Vol. 2 (2004). Ma I giorni dell’ira (1967), di Tonino Valerii (ed Ernesto Gastaldi per la sceneggiatura) non è solo musiche notevoli, ma anche un cast brillantemente dominato da un giovane, ingenuo Giuliano Gemma e da un manipolatore e particolarmente ambiguo Lee Van Cleef. Due personaggi che si completano a vicenda, e attraverso i quali Valerii ci regala una sorta di mini-affresco estremamente coinvolgente. Gemma è un ragazzo che non ha niente, e siccome non ha niente non ha nemmeno un cognome, perché è un “bastardo”. Tutto il paese lo umilia e lui non fa altro che ingoiare le umiliazioni che gli infliggono tutti i cittadini. Mentre un bel giorno compare un personaggio misterioso, interpretato da Van Cleef (che sembra incarnare “il” Clint Eastwood leoniano), che non tollererà che il giovane venga umiliato in sua presenza e gli insegnerà un paio di trucchi…
I giorni dell’ira è tratto dal romanzo tedesco “Der Tod ritt Dienstags” di Ron Barker, ma deve molto a Per qualche dollaro in più (1965) di Sergio Leone e fa pensare a Da uomo a uomo (1967) di Giulio Petroni. Racconta la parallela ascesa alla notorietà di due uomini: un orfano trattato come un emarginato dai rispettabili cittadini della sua comunità, e un pistolero con un evidente odio per la Legge. La rabbia è il motore del loro agire.
Non cedendo mai al manicheismo tipico del western all’italiana, il regista ci mostra personaggi e situazioni orientando lo spettatore in varie direzioni. Dall’affetto che prova per il “liberatore” Talby all’avversione nei confronti dello stesso Talby in modalità “manipolatore”, riuscendo persino a farci impietosire per i “bastardi” cittadini di Clifton. Valerii si diverte a disorientare lo spettatore, che ad un certo punto non sa davvero da che parte schierarsi. Scott, l’eroe, si ritrova un po’ nella stessa posizione, evolvendo da vittima a carnefice, animato da spirito di vendetta contro chi lo maltrattava ed emarginava, cercando di imporre il suo potere attraverso le lezioni apprese da Talby. Non limitandosi solo ai confronti a fuoco, il regista mostra anche il dietro le quinte della politica, della giustizia e degli ambienti finanziari, che si integrano a vicenda per delineare un ritratto inquietante dei misteri del potere e delle sue perversioni morali: Scott ribalta completamente la sua vita per seguire gli insegnamenti di un cattivo maestro.
Film dialettico, I giorni dell’ira si concentra sul giovane Scott e sulle scelte di vita che deve affrontare. Valerii mostra una buona padronanza dei codici del western, e ricrea il duello finale nel tracciato leoniano. Un film denso, teso, con molti spunti di bravura formale (un duello a cavallo in mezzo al deserto, molto efficace), iperviolento (in particolare nella prima parte, quando l’eroe viene ripetutamente picchiato senza motivo), dialoghi crudi, a tratti spettacolare.
Se il misterioso ed enigmatico Van Cleef è impeccabile (nel 1967 l’attore era già una grande star, apparendo nella “top five” del box-office in Europa), è la prestazione di Gemma a rappresentare un passo in avanti nella sua evoluzione di interprete, che da questo film incassa il suo più grande successo dai tempi di Ringo, attribuendone a Valerii gran parte del merito. Certa critica, soprattutto fuori dall’Italia, non solo giudicherà I giorni dell’ira uno dei più maturi fra i western all’italiana (una sorta di rilettura critica del filone), ma addirittura più profondo dei film di Leone, perché estremamente sfaccettato nella descrizione dei caratteri.
In Europa il film andrà alla grande, in Italia sarà il maggior incasso del 1967 (in compagnia di Dio perdona… io no! di Giuseppe Colizzi, con Terence Hill e Bud Spencer non ancora Trinità). Incasserà bene anche nel mercato internazionale (2 milioni di dollari solo negli Stati Uniti, pur circolando in due versioni: l’integrale di 110 minuti, e una versione rozzamente modificata di 85 minuti che si trasforma in una serie di scene d’azione sconnesse).
GIULIANO GEMMA, ANGEL FACE (Falsopiano Edizioni), dal 7 novembre 2024 in libreria e nelle piattaforme.
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