Una famiglia viene massacrata nella sua casa, una donna e due sue figlie vengono trovate uccise. Le indagini per cercare i responsabili si indirizzano velocemente verso il figlio maggiore Ben, sopravvissuto alla strage insieme alla sorellina più piccola Libby. È il periodo del satanismo dilagante e la società americana è terrorizzata dalla pericolosa moda che sembra aver preso piede tra gli adolescenti affascinati dalla musica heavy metal: l’introverso e oscuro Ben è il colpevole annunciato e a inchiodarlo c’è anche la testimonianza della sorellina. Il fatto che, di fronte alla terribile accusa, il ragazzo rinunci a ogni difesa sembra un’ulteriore conferma…

Venticinque anni dopo i fatti l’irregolare esistenza di Libby (Charlize Theron), cresciuta portando il peso della tragedia che l’ha costretta agli espedienti di una vita emarginata, viene sconvolta dalla chiamata di un gruppo di investigatori dilettanti, chiamato “Kill Club”: accetta di incontrarli per motivi economici e scopre che tra loro esiste chi sostiene che il fratello sia innocente…tra dubbi e tormenti, affiorano mille ricordi che spingono Libby a nuove indagini e a scoprire una nuova, sconvolgente, verità.

Dark Places – Nei luoghi oscuri (2015) è un film che presenta sicuramente qualche difetto ma che complessivamente risulta riuscito e che sarà forse destinato a diventare un piccolo classico. Tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice di best-seller americana Gillian Flynn questo adattamento, realizzato un anno dopo L’amore bugiardo (dal romanzo Gone Girl) firmato da David Fincher, è stato realizzato dal regista francese Gilles Paquet-Brenner. Alla mano di questo cineasta sembra sfuggire il controllo dei flashback e le molte sovrapposizioni temporali tra il presente e il tempo del massacro risultano un po’ confuse, così come alcuni spunti (ad esempio il killer club) vengono solo accennati senza prevedere lo sviluppo narrativo che forse meriterebbero. I puristi del “giallo” (e anche chi scrive) sicuramente hanno storto il naso anche di fronte alla simultaneità di due omicidi, con relativi doppi colpevoli, questa imputabile al romanzo…

Eppure Dark Places si fa apprezzare per il buon flusso narrativo. Paquet-Brenner dimostra un grande talento nel creare sorpresa e rivelare informazioni poco a poco, pur di mantenere l’attenzione del pubblico in ogni momento: agli spettatori basta poca esperienze del genere per capire che l’ostinato mutismo di Ben e il suo rifiuto di ribattere alle accuse, nasconde la volontà di proteggere il vero colpevole che conosce e che è evidentemente una persona a lui vicina. C’è chi ha visto inoltre nel film una critica al sistema giudiziario americano, che a volte condanna più sulla base di pregiudizi che di fatti. In realtà il regista francese va ben oltre (e davvero ci voleva un europeo!), mostrando la provincia americana dilaniata da miseria economica e sociale, dove i lavoratori della terra sono strozzati dalle banche, i giovani – spesso senza futuro – vivono nelle roulotte o cercano un rifugio terribile nel satanismo e nelle droghe e dove proliferano grotteschi gruppi di fanatici seguaci di celebri casi di cronaca nera…

La performance di Charlize Theron, che interpreta sottilmente la rinuncia del personaggio a qualsiasi forma di vita normale impantanandosi nell’infelicità e nel cinismo, è di alto livello: l’attrice regge quasi completamente sulle sue spalle il film ed è legittimo credere che la sua storia personale (da ragazza vide la madre uccidere il padre che l’aveva aggredita) abbia contribuito all’intensità della sua recitazione. A farle da comprimario Nicholas Hoult (che ritroverà in Mad Max: Fury Road), il membro del “Kill Club” che la contatta e che viene rapidamente relegato in secondo piano nella ricerca della verità di Libby.

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