Una mitologia speciale caratterizza i Sixties, “i favolosi anni Sessanta”,  riccamente narrati nelle quasi 600 pagine del libro di Enrico Deaglio con Ivan Carozzi (C’era una volta in Italia. Gli anni Sessanta, edito da Feltrinelli, 2024). Periodo miracolato da un doppio boom, economico e demografico, mai più raggiunto. Dal dopoguerra agli anni Sessanta nascevano in Italia 1 milione di bambini all’anno. Dal 1975 al 1995 primo shock demografico, drastico calo: la natalità si assesta su una media 500.000 fiocchi rosa/azzurri annui. Oggi siamo al terzo inverno demografico: meno 400.000 nati/e all’anno. Gli anni Sessanta furono costellati anche da tragedie immani: una su tutte, il Vajont (1963), 1.910 morti, di cui 487 sotto i 15 anni, un intero paese, Longarone, sommerso dalle acque di quella maledetta diga costruita sotto il monte Toc. E tre anni dopo, nel 1966, mezza Toscana viene sconvolta da una pioggia violentissima: l’Arno straripa: è l’apocalisse idrica. Si attiva subito la macchina della solidarietà: gli Angeli del fango.

Sono anche gli anni della strage di Ciaculli, “il battesimo di fuoco di Tommaso Buscetta e Michele Sindona”. Sono gli anni della crescente cementificazione delle città e delle coste (il romanzo La speculazione edilizia di Italo Calvino era uscito nel 1958), ma anche delle prime grandi opere (dal traforo del Monte Bianco all’Ilva di Taranto). Anni favolosi per la musica e per il piccolo e grande schermo. Nel 1965 i Beatles arrivano in Italia, e poi i grandi successi della canzone nostrana, da Il cielo in una stanza ad Azzurro. Un decennio fortunato anche per il cinema italiano.

“Tra la dolce vita e la guerra civile”

Gli anni Sessanta si aprono con La dolce vita di Federico Fellini. Ma un altro film che riassume altrettanto bene quegli anni è Il sorpasso di Dino Risi che esce nelle sale il 5 dicembre 1962: lo schianto finale sulla scogliera di Calafuria, vicino a Castiglioncello, nel quale Roberto-Jean Louis Trintignant (compagno di viaggio, suo malgrado, dell’esuberante Bruno Cortona-Vittorio Gassman) perde la vita, è una metafora di ciò che potrebbe attendere l’Italia dopo anni di boom ed euforia. La pagina dedicata a Il sorpasso in C’era una volta in Italia. Gli anni Sessanta, apre il capitolo dedicato al 1962: Bruno è “irruente, bugiardo, cafone, ma è un vincente e un seduttore”. Roberto è diverso da Bruno, anzi ne è la perfetta antitesi (introverso, studioso, educato, gentile, sensibile) ma forse vorrebbe avere un po’ della spregiudicatezza di Bruno, soprattutto con le donne. Alla fine Roberto sembra contagiato dalla voglia di vivere di Bruno. Pochi minuti dopo, lo schianto. La Lancia Aurelia B24 guidata da Bruno schizza fuori dalla carreggiata e precipita sulla scogliera. Quel film è profezia. Non a caso, Easy Rider si ispira a Il sorpasso. Parola di Denis Hopper.

Le contraddizioni di quegli anni sono anche ben condensate da un romanzo che esce proprio nel 1962, La vita agra di Luciano Biancardi, ambientato non a caso a Milano, la capitale della finanza, dell’economia, dell’editoria, del lavoro. Una Milano sospesa tra grandi cambiamenti, grattacieli avveniristici, povertà, stress, alienazione. La Milano che due anni dopo, nel 1964, inaugura la linea 1 della Metropolitana, un’opera così all’avanguardia allora, anche per la segnaletica (grafica di Bob Noorda), che farà esclamare al presidente della metropolitana di Mosca: “Krassiva” (Bella!).

Niente come quel decennio

“Oggi la stragrande maggioranza della popolazione italiana è composta da persone che sono state giovani in quel periodo o che l’hanno sentito raccontare dai genitori; dimenticati dai traslochi, negli armadi o nelle cantine, ci sono ancora i reperti di quel tempo: libri, volantini, gettoni del telefono, monete da 50 lire, fumetti soft porno, 45 e 78 giri, macchine da scrivere, ricevute di pagamenti, il mangianastri, le carte geografiche del Touring Club, le figurine con i calciatori. Ma gli oggetti, i memorabilia, non riescono da soli a restituire la potenza di quel decennio. Ci vorrebbe il cinema, ci vorrebbe l’epica; le grandi inquadrature con milioni di persone povere che si spostano dal Sud al Nord, che abbandonano campagne e colline, le distruzioni della guerra ancora fresche, il cemento che divora le città e le coste, il Mediterraneo il cui petrolio fa gola a tutti, i russi e gli americani…Ci dovrebbe essere molta musica in questo kolossal, dalla disperazione di Luigi Tenco al rock demenziale di Adriano Celentano, ai valzer e alle mazurche delle feste dei Gattopardi…Che tempi! Ci sono utopisti che muoiono troppo presto, capitani d’industria che vengono uccisi, mafiosi molto intraprendenti che hanno in mano la finanza, un papa rivoluzionario, bombe dal Sudtirolo alla Sicilia, generali e nazisti in cerca di rivincita. A metà decennio, poi, cominciano a entrare in scena i ‘giovani’  e scardinano tutto il vecchio sistema, e mica solo quello, eh! Troppo liberi, troppo felici, non si poteva permetterlo: il decennio che si apre con La dolce vita di Fellini terminerà con le bombe di Milano”.

I giovani cui si riferisce la succitata presentazione del libro   non siamo mica noi, nati nei Sessanta. Noi (pluralis maiestatis) siamo solo nati in quel decennio d’oro, ma non l’abbiamo vissuto, l’hanno goduto i nostri genitori, loro sì la generazione più fortunata del XX secolo, i nati fra il ’37 e il ’45. Ma bisogna ricordare che gli anni Sessanta non si aprirono con buoni auspici sul piano della politica internazionale: la crisi della “baia dei porci” (1961), cioè il fallito tentativo di invadere la Cuba di Fidel Castro, rinfocola le tensioni tra Urss e Usa. È un inizio di guerra fredda. Altri brutti presagi che costellano il debutto e il prosieguo dei Sixties sono la morte di grandi innovatori e di stelle/miti dello sport, del cinema e dello spettacolo. Il decennio si apre con la morte di Fausto Coppi, la fine inaspettata di Adriano Olivetti, quella tragica di Fred Buscaglione. Il 1960 è anche l’anno delle Olimpiadi di Roma, con Livio Berruti recordman dei 200. Nei primi giorni del luglio 1961 si suicida Ernest Hemingway, il 5 agosto 1962 viene trovata senza vita Marilyn Monroe; il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei è vittima di un incidente (sic!) aereo; poi tocca a John Kennedy (22 novembre 1963) e cinque anni dopo, il 6 giugno ’68, cadrà il fratello, e poi viene assassinato il Reverendo Martin Luther King (Memphis, 4 aprile 1968), un anno prima era stato ucciso il Che (9 ottobre 1967). 

In Italia, gli anni Sessanta si aprono con il Governo Tambroni, un esecutivo di destra, con tutto lo strascico di manifestazioni e morti che potete immaginare. Il governo Tambroni si scioglie e se ne forma uno di centro-sinistra presieduto da Amintore Fanfani. Proprio nel 1960 viene eletto Kennedy alla presidenza degli Usa, e l’anno dopo Cuba si dichiara repubblica socialista. Nel 1961 si incontrano Kennedy e Krusčëv. E poi non dimentichiamo la morte di Papa Giovanni XXIII, il Papa buono, nel 1963, a giugno, promotore del Concilio Vaticano II. Il 1963 è un anno paradigmatico anche sul piano letterario: escono Fratelli d’Italia di Alberto Arbasino e Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg; si forma il Gruppo ’63, l’ultimo grande movimento di avanguardia in Italia, cui parteciparono  -invitati a un celebre convegno tenutosi a Palermo, nell’ottobre 1963- Umberto Eco e i poeti “novissimi” della neo-avanguardia (già antologizzati in una silloge Einaudi pubblicata nel ’61), Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Antonio Porta, Elio Pagliarani, Alfredo Giuliani. Cui si aggiungono Alberto Arbasino, Giorgio Manganelli, e Angelo Guglielmi, futuro direttore di Rai3. Gli intellettuali del Gruppo ’63 si opponevano alla tradizione neorealista e alla narrativa mainstream rappresentata da Vasco Pratolini, Carlo Cassola, Giorgio Bassani, Elsa Morante, Alberto Moravia. 

Insomma, gli anni Sessanta sono un perfetto laboratorio di quello che la storia riverserà dal suo perverso alambicco di veleni nei decenni successivi. La speranza di un grande cambiamento (incarnata da figure come John Kennedy), unita alla lotta contro le diseguaglianze e il razzismo, e in stretta successione il disincanto, la china discendente (declivio verso gli anni Settanta, quelli più bui del dopoguerra, almeno per l’Italia), la reazione del Sistema che non vuole e quindi teme i cambiamenti, figuriamoci le rivoluzioni: nel 1967 arrivano i Colonnelli in Grecia. Il decennio si chiude (1969) con la strage di Piazza Fontana a Milano, ma anche con un trionfo nella conquista dello spazio: il primo sbarco sulla Luna (1969). Nello stesso anno accade un fatto in apparenza irrisorio:  Charles Kline, dottorando in informatica, invia un messaggio da un computer dell’Università di Los Angeles a un computer della Stanford Rearch Institute. Distanza oltre 500 km. Kline riesce solo a digitare la sillaba Lo (Login) poi il computer va in crash. È il primo passo verso la futura Rete. 

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